Apertus: l’AI open source pubblica della Svizzera contro il monopolio tecnologico

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Il progetto svizzero Apertus rappresenta un’infrastruttura pubblica e interamente aperta, con l’obiettivo di superare l’opacità dei modelli privati e promuovere un’intelligenza artificiale più equa e multiculturale

Apertus: l’AI open source pubblica della Svizzera contro il monopolio tecnologico
[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
La Svizzera ha lanciato Apertus, un modello di AI su larga scala completamente open source. Frutto di una collaborazione accademica, si propone come alternativa pubblica e trasparente ai giganti tecnologici. Addestrato con un forte focus multilingue, mira a promuovere innovazione, controllo indipendente e maggiore equità nel settore dell'AI.

Un’alternativa pubblica nell’intelligenza artificiale

Da qualche tempo, il dibattito sull’intelligenza artificiale è dominato da un numero ristretto di grandi aziende tecnologiche, quasi tutte concentrate negli Stati Uniti. Modelli come GPT-4 di OpenAI o Gemini di Google sono diventati strumenti di uso comune, ma il loro funzionamento interno, i dati su cui sono stati addestrati e gli obiettivi che perseguono rimangono in gran parte opachi.

In questo contesto, l’iniziativa della Svizzera di lanciare un proprio modello linguistico su larga scala, completamente open source, rappresenta un fatto di notevole portata.

Il progetto, chiamato Apertus – dal latino “aperto” – è il risultato di una collaborazione tra alcune delle più importanti istituzioni accademiche del paese: il Politecnico federale di Zurigo (ETH), il Politecnico federale di Losanna (EPFL) e il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS).

A differenza dei suoi omologhi commerciali, Apertus non nasce con un obiettivo di profitto, ma si propone come una vera e propria infrastruttura pubblica. L’idea di fondo è che una tecnologia così pervasiva e potente non dovrebbe essere unicamente nelle mani di soggetti privati, le cui logiche sono inevitabilmente legate a interessi commerciali e al controllo dell’informazione.

Il modello è stato sviluppato utilizzando il supercomputer “Alps” del CSCS a Lugano, una delle macchine più potenti al mondo, che peraltro opera utilizzando fonti di energia a zero emissioni di carbonio, un dettaglio non trascurabile in un settore noto per il suo elevato consumo energetico.

Disponibile in due versioni, una da 8 miliardi di parametri e una più potente da 70 miliardi, Apertus si rivolge sia a ricercatori e sviluppatori indipendenti sia a imprese che necessitano di soluzioni personalizzabili e trasparenti.

Ma ciò che distingue Apertus non è solo la sua origine pubblica, quanto piuttosto la filosofia radicalmente diversa su cui si fonda.

La trasparenza come principio fondante

Il principale elemento di rottura di Apertus rispetto ai modelli proprietari risiede nel suo essere completamente ‘aperto’. Mentre aziende come OpenAI hanno progressivamente ridotto la quantità di informazioni tecniche rilasciate sui loro sistemi, il consorzio svizzero ha reso pubblici non solo il codice, ma anche i cosiddetti “pesi” del modello e i dati utilizzati per l’addestramento, il tutto sotto la licenza Apache 2.0.

Questa scelta, come descritto da Engadget, ha implicazioni profonde. Permette a chiunque di esaminare, verificare e modificare il modello, favorendo un processo di innovazione collaborativa e, soprattutto, consentendo un controllo indipendente su eventuali distorsioni, pregiudizi o rischi per la sicurezza.

In un momento in cui l’Unione Europea si sta dotando di una regolamentazione stringente sull’intelligenza artificiale (l’AI Act), disporre di un modello il cui funzionamento interno è completamente ispezionabile offre garanzie di conformità che i sistemi a “scatola nera” non possono fornire.

Un altro aspetto fondamentale è quello linguistico. La stragrande maggioranza dei modelli esistenti è addestrata prevalentemente su testi in lingua inglese, il che introduce un forte squilibrio culturale e riduce la loro efficacia in altri contesti.

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Apertus, invece, è stato deliberatamente addestrato su un corpus di dati in cui le lingue diverse dall’inglese rappresentano circa il 40% del totale, con un supporto per oltre mille lingue, incluse quelle minoritarie svizzere come il romancio e lo svizzero tedesco.

Questo non è solo un dettaglio tecnico, ma una precisa dichiarazione di intenti: l’obiettivo è creare un’intelligenza artificiale più equa e inclusiva, che rifletta una pluralità di culture e prospettive, anziché amplificare la posizione dominante di una singola lingua.

Come ha spiegato Martin Jaggi, professore dell’EPFL, l’apertura totale del modello è pensata per stimolare l’innovazione in Svizzera e in Europa, incoraggiando collaborazioni che vadano oltre i confini nazionali. Una promessa ambiziosa, che dovrà però misurarsi con le dinamiche di un mercato estremamente competitivo e con le sfide pratiche della sua adozione.

Le implicazioni pratiche e i dubbi sul futuro

L’arrivo di un modello come Apertus apre possibilità concrete per settori che, per loro natura, richiedono i più alti standard di sicurezza e riservatezza. L’Associazione Svizzera dei Banchieri, per esempio, ha già manifestato interesse per le potenzialità a lungo termine di un modello linguistico sviluppato a livello nazionale, che possa operare nel pieno rispetto delle rigide normative svizzere sulla protezione dei dati e sul segreto bancario.

Avere il pieno controllo su dove e come vengono processati i dati sensibili è un vantaggio competitivo che i servizi basati su cloud gestiti da aziende statunitensi faticano a garantire. Questa esigenza di controllo totale su dati e logiche è esattamente ciò che spinge le aziende a superare i modelli generalisti ricercando in un certo senso una sovranità digitale attraverso lo sviluppo di AI su misura, nelle quali cui ogni parametro è allineato con le normative e gli obiettivi di business specifici.

Tuttavia, le sfide non mancano.

Il primo dubbio, sollevato da diversi analisti, riguarda la capacità effettiva di Apertus di competere, in termini di prestazioni pure, con modelli sviluppati da aziende che dispongono di risorse finanziarie e umane quasi illimitate. Sebbene la potenza del supercomputer Alps sia notevole, è difficile tenere il passo con i cicli di investimento miliardari di Google, Microsoft o Anthropic.

Inoltre, la natura stessa dell’open source, se da un lato è un punto di forza per la trasparenza, dall’altro solleva interrogativi sulla governance a lungo termine e sulla sostenibilità del progetto, che dipenderà in gran parte dal contributo della comunità di ricerca e degli sviluppatori. Esiste poi il tema, sempre presente nel dibattito sui modelli aperti, legato ai possibili usi impropri della tecnologia da parte di attori malintenzionati.

Nonostante queste incertezze, l’iniziativa svizzera si inserisce in un movimento globale più ampio che cerca una “terza via” per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, alternativa al modello privatistico americano e a quello statale cinese. Il successo o il fallimento di Apertus non determinerà solo il futuro tecnologico della Svizzera, ma potrebbe offrire un esempio concreto di come sia possibile costruire un’intelligenza artificiale più democratica, trasparente e al servizio dell’interesse pubblico.

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