L’AI si chiama Diella e il suo incarico è tanto specifico quanto ambizioso: supervisionare l’intero processo degli appalti pubblici per sradicare la corruzione, una scommessa enorme per le aspirazioni europee del paese che però solleva dubbi su responsabilità e controllo democratico.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Il 12 settembre 2025, l'Albania ha compiuto una mossa storica nominando Diella, un'intelligenza artificiale, ministro di gabinetto. Il suo incarico è supervisionare gli appalti pubblici per eliminare la corruzione. Questa decisione audace, annunciata dal primo ministro Edi Rama, mira a risolvere un problema decennale e ad accelerare il percorso del paese verso l'integrazione europea. Un esperimento globale di governance e tecnologia.
Un algoritmo al posto di un ministro
Diella non è un nome nuovo all’interno della macchina burocratica albanese. Prima di questa storica promozione, operava già come un sofisticato sistema di e-government, una sorta di assistente virtuale incaricato di ottimizzare i servizi per cittadini e funzionari. In questo ruolo, come descritto da diversi siti internazionali tra cui la BBC, aveva già dato prova di notevole efficienza, elaborando oltre 36.600 documenti digitali e gestendo quasi mille diversi servizi governativi. Questo curriculum ha fornito al governo la base di fiducia necessaria per compiere il passo successivo: trasformare un efficiente esecutore di compiti in un decisore strategico.
Il suo nuovo mandato ministeriale è chiaro: ogni contratto pubblico, ogni gara d’appalto, ogni selezione di fornitori passerà sotto la sua supervisione. Il sistema è stato progettato per analizzare le offerte, verificare la congruità dei prezzi, controllare i requisiti delle aziende partecipanti e assegnare i contratti basandosi esclusivamente su criteri oggettivi, preimpostati e verificabili.
L’obiettivo è creare un processo completamente trasparente, in cui ogni decisione sia tracciabile e ogni passaggio possa essere controllato pubblicamente. In teoria, un sistema del genere rende impossibile per un funzionario favorire un’impresa amica o per un’azienda ottenere un appalto tramite canali illeciti.
La logica sottostante è quella di un’automazione spinta della fiducia.
Invece di affidarsi all’integrità, spesso fragile, dei singoli individui, si affida alla coerenza matematica di un codice. Il primo ministro Rama ha presentato Diella come uno strumento essenziale per garantire che i fondi pubblici siano spesi nel migliore interesse dei cittadini, e non per arricchire una ristretta cerchia di persone.
L’idea è che l’intelligenza artificiale possa agire come un arbitro inflessibile, immune a qualsiasi forma di pressione esterna.
Ma una misura così drastica non si spiega soltanto con una generica volontà di innovare. Nasce da un problema specifico, profondo e radicato nel tessuto del paese, un ostacolo che finora nessuna riforma tradizionale è riuscita a superare.
Una scommessa per entrare in europa
Da anni l’Albania, un paese di 2,8 milioni di abitanti, persegue con determinazione l’obiettivo di entrare a far parte dell’Unione europea.
Il percorso di adesione, tuttavia, è complesso e richiede l’adeguamento a una serie di standard rigorosi in materia di stato di diritto, democrazia e, soprattutto, lotta alla corruzione. È proprio su quest’ultimo punto che il paese ha incontrato le maggiori difficoltà.
Gli scandali legati agli appalti pubblici sono stati una costante, minando la credibilità delle istituzioni sia agli occhi dei cittadini sia a quelli dei partner internazionali. La percezione di un sistema in cui le risorse pubbliche vengono sistematicamente dirottate ha rappresentato uno dei principali freni al processo di integrazione.
In questo contesto, la nomina di Diella assume un significato che va ben oltre la semplice gestione amministrativa. È un potente messaggio politico rivolto a Bruxelles.
Con questa mossa, il governo di Tirana sembra voler dire: “Siamo così seri nel voler combattere la corruzione che siamo disposti a fare qualcosa che nessun altro paese ha mai osato fare”.
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È un tentativo di dimostrare un impegno assoluto verso la trasparenza, utilizzando la tecnologia come garanzia di un cambiamento irreversibile. L’intelligenza artificiale diventa così uno strumento di diplomazia, una prova tangibile della volontà albanese di allinearsi ai più alti standard europei di buona governance.
L’operazione è una scommessa ad alto rischio.
Se Diella riuscirà a ridurre in modo misurabile la corruzione e a rendere più efficiente la spesa pubblica, l’Albania potrebbe non solo accelerare il suo cammino verso l’UE, ma anche diventare un modello globale di innovazione nella pubblica amministrazione.
Altri paesi con problemi simili potrebbero guardare a questa esperienza come a una possibile soluzione. L’idea di un arbitro imparziale e incorruttibile è certamente potente, ma trasferire una responsabilità di governo così delicata a un software apre una serie di questioni complesse e per nulla scontate, che toccano l’essenza stessa della responsabilità politica e del controllo democratico.
Tra innovazione e incognite
Nonostante le premesse promettenti, il progetto Diella solleva dubbi legittimi. Il primo, e forse il più importante, riguarda la responsabilità.
Se l’intelligenza artificiale commette un errore – per esempio, assegnando un contratto multimilionario a un’azienda inadeguata a causa di un bug nel suo codice o di un’errata interpretazione dei dati – chi ne risponde? La responsabilità ricade sul primo ministro che l’ha nominata? Sugli ingegneri che hanno scritto il software? O sull’azienda, probabilmente una grande multinazionale tecnologica, che ha fornito la tecnologia?
La delega di una funzione ministeriale a un’entità non umana crea un vuoto di responsabilità che gli attuali ordinamenti giuridici non sono preparati a gestire.
C’è poi la questione della trasparenza dell’algoritmo stesso. Spesso i sistemi di intelligenza artificiale, soprattutto quelli più complessi, funzionano come “scatole nere”: prendono decisioni attraverso processi così intricati che nemmeno i loro stessi creatori sono in grado di spiegare pienamente.
Se Diella dovesse negare un contratto a un’azienda, questa avrebbe il diritto di sapere il perché, ma la risposta potrebbe essere nascosta in milioni di righe di codice incomprensibile.
Un sistema creato per garantire la trasparenza rischia così di diventare, a sua volta, una forma di potere opaco e inappellabile.
Infine, c’è il rischio del pregiudizio algoritmico (algorithmic bias). Un’intelligenza artificiale impara dai dati con cui viene addestrata. Se i dati storici sugli appalti in Albania contengono schemi di corruzione o pregiudizi sistemici, l’algoritmo potrebbe inavvertitamente imparare a replicarli, magari in forme nuove e più difficili da individuare.
Invece di eliminare il problema, potrebbe finire per istituzionalizzarlo, conferendogli una patina di oggettività tecnologica.
Questo rischio è forse la sfida più grande e risiede nel cuore stesso del machine learning: il processo di apprendimento dai dati. Un sistema di governance non può limitarsi a “imparare” passivamente, ma richiede un addestramento supervisionato e continuo per distinguere i precedenti virtuosi da quelli corrotti che deve sradicare.
L’Albania è diventata un laboratorio a cielo aperto per il futuro della governance.
L’esperimento Diella sarà osservato con grande attenzione in tutto il mondo, perché il suo esito, nel bene o nel male, potrebbe dirci molto sul ruolo che la tecnologia è destinata a giocare nelle nostre democrazie.
 
         
         
         
        


