L’appuntamento sul futuro del marketing è parte di una strategia più ampia di Forbes, che crea piattaforme per l’élite economica, e solleva interrogativi sulla profondità del dibattito riguardo intelligenza artificiale e dati.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
L'11 settembre, il Forbes Digital Revolution a Milano ha dibattuto il futuro del marketing e dell'intelligenza artificiale. L'evento, parte della strategia di Forbes Italia di creare ecosistemi per l'élite economica, solleva interrogativi cruciali. Si analizzano gli interessi dietro l'innovazione, la gestione dei dati e le implicazioni etiche dell'AI, mettendo in discussione la profondità del dibattito oltre la narrazione commerciale.
Un contesto affollato e la promessa del “futuro”
L’evento di Forbes non è un caso isolato. Il 2025 si è rivelato un anno particolarmente denso di appuntamenti dedicati al marketing digitale in Italia, con un calendario che spazia da conferenze sull’intelligenza artificiale a summit sull’e-commerce e il retail.
Come descritto da AvantGrade, che ha mappato i principali eventi del settore, il panorama italiano è ormai saturo di occasioni di formazione e networking, ciascuna con la promessa di svelare i segreti per avere successo in un mercato sempre più competitivo.
Questa abbondanza di offerta è, da un lato, un segnale positivo: indica un’industria vivace e consapevole della necessità di aggiornarsi. Dall’altro, però, rischia di generare una certa ridondanza, in cui gli stessi concetti vengono riproposti con formule diverse, spesso senza un reale approfondimento critico.
Spesso, il dibattito peraltro si concentra su strategie astratte, dimenticando che l’arena in cui queste si concretizzano è la piattaforma di vendita. L’efficacia di un’intelligenza artificiale predittiva, ad esempio, dipende interamente dalla qualità dello sviluppo eCommerce su cui opera, che deve essere robusto, flessibile e capace di integrare le nuove tecnologie di cui si discute in questi convegni.
In questo quadro, il posizionamento di un marchio come Forbes è strategico. L’autorità del nome permette di attrarre un pubblico di alto profilo e di presentare l’incontro non tanto come un corso di aggiornamento tecnico, quanto come un momento di riflessione strategica per chi occupa posizioni decisionali.
La promessa non è imparare a usare un nuovo strumento, ma capire in quale direzione si sta muovendo il mondo.
Eppure, la domanda su cosa distingua realmente un evento dall’altro rimane valida.
Al di là del prestigio dei relatori e dell’esclusività della location, il rischio è che il dibattito rimanga confinato a una visione ottimistica e autocelebrativa del progresso tecnologico, promossa dalle stesse grandi aziende tecnologiche che di quel progresso sono le principali beneficiarie.
Ma l’insistenza sul marketing digitale da parte di Forbes non è casuale né limitata a singoli eventi; fa parte di un disegno più ampio che merita di essere osservato da vicino.
Oltre il marketing, la strategia di Forbes
Analizzando il calendario completo degli eventi organizzati da Forbes Italia, emerge un quadro chiaro: il marketing è solo uno dei tanti settori toccati da una strategia editoriale e commerciale ben più vasta. Il format della “Digital Revolution” viene infatti replicato e adattato a numerosi altri ambiti, dalla sanità all’intelligenza artificiale, dal real estate al mondo legale, come si può vedere dal media kit del gruppo editoriale che pubblica la rivista.
Questa operazione trasforma Forbes da semplice testata giornalistica a un vero e proprio organizzatore di ecosistemi di discussione per l’élite economica e professionale del paese. L’obiettivo non è solo informare, ma creare piattaforme esclusive dove la business community possa incontrarsi, scambiare idee e, inevitabilmente, fare affari.
Questa strategia solleva questioni interessanti sul ruolo dei media oggi. Forbes non si limita più a raccontare chi ha successo, ma contribuisce attivamente a creare le condizioni perché quel successo si consolidi, costruendo un circuito chiuso in cui i protagonisti dell’economia trovano una sponda mediatica e uno spazio di legittimazione.
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Non c’è nulla di illecito in questo modello di business, ma è importante riconoscerlo per quello che è: un’operazione commerciale che sfrutta la credibilità del marchio per vendere accesso e visibilità. La “rivoluzione digitale” diventa così un’etichetta versatile, un brand applicabile a qualsiasi settore per attrarre investimenti e attenzione, il cui significato rischia però di diluirsi in una generica celebrazione dell’innovazione, spesso priva di un’analisi delle sue implicazioni sociali ed economiche più profonde.
Il punto, quindi, si sposta da “cosa si è detto” durante l’evento a “quali interessi” vengono rappresentati e promossi in queste sedi.
La posta in gioco: dati, intelligenza artificiale e il ruolo delle imprese
Dietro le discussioni sul futuro del marketing digitale si celano temi di importanza cruciale, che vanno ben oltre la scelta di una campagna pubblicitaria efficace. Si parla di intelligenza artificiale, di automazione, di gestione dei dati personali: gli elementi fondanti dell’economia contemporanea.
Le decisioni su come utilizzare queste tecnologie non hanno un impatto solo sui bilanci delle aziende, ma definiscono il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo come cittadini.
Quando un’azienda decide di adottare un sistema di IA per personalizzare le offerte commerciali, sta anche prendendo una posizione sull’uso dei dati dei suoi clienti, sulla trasparenza degli algoritmi e, in ultima analisi, sul confine tra persuasione e manipolazione, un dibattito peraltro appartenente anche al campo della progettazione dell’esperienza utente.
Eventi come il Forbes Digital Revolution sono i luoghi in cui si forma e si consolida il consenso della classe dirigente su questi temi. È qui che le grandi multinazionali della tecnologia e della consulenza presentano le loro soluzioni come risposte inevitabili e necessarie alle sfide del mercato.
Quello che spesso manca, però, è un contraddittorio robusto, una voce critica che metta in discussione le narrazioni dominanti e sollevi dubbi sulle conseguenze a lungo termine di queste innovazioni.
Ci si chiede se, accanto ai casi di successo e alle previsioni di crescita, si sia parlato anche dei rischi legati alla concentrazione del potere digitale nelle mani di poche aziende, della precarietà del lavoro generata dall’automazione o delle implicazioni etiche di un marketing sempre più pervasivo e capace di sfruttare le nostre vulnerabilità psicologiche.
L’ambizione dell’Italia di diventare un attore di primo piano nell’economia digitale europea passa anche dalla capacità di affrontare queste complessità. La leadership non si misura solo in termini di fatturato o di adozione tecnologica, ma anche nella maturità del dibattito pubblico e nella consapevolezza che ogni innovazione porta con sé non solo opportunità, ma anche responsabilità.
Resta da vedere se incontri come quello organizzato da Forbes contribuiscano a far crescere questa consapevolezza o se, al contrario, si limitino a rassicurare i partecipanti che la strada intrapresa, quella di un’innovazione guidata principalmente da interessi commerciali, sia l’unica possibile.
 
         
         
         
        


