La mossa rappresenta una risposta all’eccessivo sovraccarico digitale e punta a riposizionare Zoom come una piattaforma di produttività centrale, dotata di intelligenza artificiale agentiva per alleggerire il lavoro.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Zoom rivoluziona la sua offerta con AI Companion 3.0, espansione ambiziosa che la trasforma da semplice strumento di videoconferenza a piattaforma di produttività. Introduce intelligenza artificiale "veramente agentiva", progettata per automatizzare attività e trasformare conversazioni in azioni concrete. L'obiettivo è rispondere al crescente problema del sovraccarico digitale, semplificando il lavoro moderno.
La visione dietro l’automazione
A guidare questa nuova fase è una precisa interpretazione delle attuali difficoltà del mondo del lavoro. Smita Hashim, Chief Product Officer di Zoom, ha sottolineato come il sovraccarico digitale sia diventato un ostacolo concreto al progresso: «Continuiamo a osservare un serio cambiamento nel modo in cui lavoriamo. Tutti noi stiamo sperimentando un sovraccarico digitale. Ci sono così tante email, messaggi in chat, compiti, riunioni, telefonate che rimane pochissimo spazio per progredire».
A supporto di questa visione, l’azienda cita una ricerca di Quickbase secondo cui il 90% dei professionisti si sente sopraffatto dalla moltitudine di piattaforme da utilizzare, e il 59% spende più di undici ore alla settimana solo per reperire le informazioni necessarie a svolgere il proprio lavoro, come descritto da The Letter Two.
Tale diagnosi del sovraccarico digitale, peraltro, non è solo un problema di produttività, ma la sfida centrale della moderna progettazione di interfacce e user experience.
Questa strategia serve anche a posizionare Zoom in modo distinto rispetto ai suoi principali concorrenti. Kimberly Storin, Chief Marketing and Communications Officer, ha messo in evidenza un approccio che l’azienda definisce più orientato alle persone che alle infrastrutture IT.
Secondo Storin, mentre concorrenti come Microsoft si rivolgerebbero principalmente ai reparti IT e agli acquisti aziendali e Google includerebbe i suoi strumenti di collaborazione quasi come un’aggiunta secondaria, Zoom punterebbe a costruire soluzioni pensate per l’utente finale: dipendenti, creativi, imprenditori ed educatori.
L’obiettivo dichiarato è quindi quello di passare da semplice strumento di comunicazione a un assistente proattivo che alleggerisce il carico di lavoro.
Ma l’introduzione di nuovi strumenti è solo una parte della strategia.
Le nuove funzionalità, tra avatar e traduzioni
Il cuore di AI Companion 3.0 risiede in una serie di capacità che estendono notevolmente le funzioni tradizionali della piattaforma. Una delle novità più curiose sono gli avatar fotorealistici, che permetteranno agli utenti di mantenere una presenza professionale durante le riunioni senza dover essere necessariamente davanti alla telecamera.
Questi avatar, generati dall’intelligenza artificiale, replicano i movimenti e le espressioni del viso in tempo reale, offrendo un’alternativa per chi ha bisogno di un’immagine curata ma si trova in un ambiente non ideale per una videochiamata.
Un’altra funzione di grande impatto è la traduzione vocale in tempo reale, pensata per abbattere le barriere linguistiche nelle collaborazioni internazionali. Durante una riunione, ogni partecipante potrà ascoltare l’audio nella propria lingua, riducendo la necessità di interpreti e facilitando la comunicazione.
Sul fronte della produttività, gli strumenti più significativi sono quelli legati alla scrittura e alla ricerca. Una nuova funzione di assistenza alla scrittura sarà in grado di redigere, modificare e perfezionare documenti di lavoro su una superficie interattiva, adattandosi allo stile dell’utente.
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A questa si aggiunge una capacità di ricerca approfondita che, come spiegato in un comunicato stampa ufficiale dell’azienda, sfrutterà le conversazioni avvenute su Zoom, i dati provenienti da applicazioni di terze parti integrate, i documenti interni e le basi di conoscenza aziendali per creare sintesi e documenti completi.
A completare il quadro c’è Zoom Tasks, un sistema che non si limita a creare elenchi di cose da fare, ma aiuta attivamente gli utenti a portarle a termine.
Questa spinta verso l’automazione, tuttavia, non si limita a singole funzioni, ma si inserisce in un ripensamento più ampio dell’intera esperienza utente.
Una piattaforma che vuole diventare centrale
L’ambizione di Zoom è quella di diventare il punto di riferimento centrale per il lavoro quotidiano. Per questo, a novembre 2025 verrà introdotta una nuova “superficie di lavoro” che permetterà di utilizzare le funzionalità della piattaforma direttamente dal browser, svincolandola dall’applicazione desktop. A marzo 2026 seguirà una nuova schermata iniziale personalizzata all’interno di Zoom Workplace, progettata per mostrare le informazioni più rilevanti al momento giusto.
Questo approccio mira a creare quella che Zoom definisce una “soluzione di intelligenza artificiale agentiva”, in grado di anticipare le necessità dell’utente e di assisterlo in modo proattivo. La strategia si estende anche alle aziende, con l’introduzione di un componente aggiuntivo, Custom AI Companion, che permetterà alle organizzazioni di creare agenti di intelligenza artificiale personalizzati per le proprie esigenze operative, integrandoli con piattaforme come Workday, ServiceNow e JIRA.
Questa rapida evoluzione, che ha visto il passaggio da Zoom IQ ad AI Companion 3.0 in meno di due anni, riflette l’accelerazione generale nel settore dell’intelligenza artificiale e la pressione competitiva per offrire capacità sempre più avanzate. L’azienda sta chiaramente cercando di capitalizzare la sua enorme base di utenti, acquisita durante la pandemia, per consolidare una posizione che vada oltre le riunioni online.
La scommessa è trasformare uno strumento diventato indispensabile per la comunicazione a distanza in una piattaforma indispensabile per l’organizzazione del lavoro stesso.
Resta da vedere se questa transizione convincerà gli utenti a centralizzare una parte così significativa delle loro attività su un’unica piattaforma e quali saranno le implicazioni di affidare a un assistente artificiale non solo la sintesi delle riunioni, ma anche la stesura di documenti e la gestione delle proprie mansioni. La promessa di una maggiore efficienza è allettante, ma solleva anche interrogativi su quanto controllo e autonomia i professionisti saranno disposti a cedere.
 
         
         
         
        


