L’azienda, dopo aver reso l’intelligenza artificiale generativa un fenomeno globale con ChatGPT, ha deciso di non essere più solo un fornitore di tecnologia ma un concorrente diretto di giganti come Google, Meta e TikTok.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
OpenAI lancia una mossa aggressiva, trasformandosi da fornitore a diretto concorrente dei giganti tech. Con Sora 2, un avanzato modello per video AI realistici, e una nuova piattaforma social stile TikTok, l'azienda di Sam Altman sfida Google, Meta e TikTok. L'obiettivo è ridefinire gli equilibri, creando un proprio ecosistema per contenuti generati dall'intelligenza artificiale.
Un modello video più realistico e un’app per usarlo
Il fulcro di questa nuova fase è Sora 2, un modello di intelligenza artificiale generativa per i video che, secondo l’azienda, risolve una delle più evidenti e criticate debolezze dei suoi predecessori: la coerenza fisica della realtà che rappresenta.
Le prime versioni dei generatori video spesso producevano risultati visivamente impressionanti ma logicamente assurdi, dove gli oggetti si deformavano o si comportavano in modo innaturale pur di seguire le istruzioni testuali.
OpenAI sostiene che Sora 2 abbia superato questo ostacolo: se un giocatore di basket sbaglia un tiro, il pallone rimbalzerà realisticamente sul tabellone invece di finire a canestro per pura accondiscendenza verso il comando testuale, come descritto da TechBuzz.
Questo salto di qualità non è un dettaglio tecnico per addetti ai lavori, ma la condizione necessaria per rendere i video sintetici credibili e, di conseguenza, ampiamente utilizzabili.
Tuttavia, la tecnologia da sola non basta.
Un motore potente ha bisogno di una carrozzeria e di una strada su cui correre.
Per questo, parallelamente a Sora 2, OpenAI ha lanciato un’applicazione social che ricorda in modo quasi esplicito il funzionamento di TikTok. Si tratta di un feed verticale a scorrimento infinito, governato da un algoritmo che propone video brevi, con la differenza fondamentale che una parte significativa di questi contenuti sarà generata dall’intelligenza artificiale.
L’app permette agli utenti di creare video con sé stessi e i propri amici, per poi condividerli, posizionando i contenuti sintetici non come un’eccezione, ma come la normalità.
L’app permette agli utenti di creare video e condividerli, una mossa che sposta la competizione dal laboratorio al mercato. È la dimostrazione che anche l’IA più potente resta una pura astrazione senza un veicolo per raggiungere il pubblico, e che lo sviluppo di applicazioni mobile è il campo di battaglia decisivo per la conquista degli utenti.
La scelta dei tempi sembra studiata per approfittare di un momento di debolezza percepita dei concorrenti, in particolare di Meta, il cui recente tentativo di introdurre un feed di video AI, chiamato “Vibes”, è stato accolto con scarso entusiasmo. OpenAI scommette di poter fare meglio, offrendo contenuti più sofisticati e personalizzati.
Questo duplice lancio non è un’improvvisazione, ma il culmine di una strategia che porta la firma riconoscibile del suo controverso e ambizioso amministratore delegato.
L’ambizione di Sam Altman
Per comprendere la traiettoria di OpenAI è indispensabile guardare a quella di Sam Altman. Nato a Chicago nel 1985 e cresciuto con un computer Apple fin dall’età di otto anni, Altman ha mostrato presto un talento per l’imprenditoria e una visione chiara delle potenzialità della tecnologia.
Dopo aver lasciato l’Università di Stanford, ha co-fondato Loopt, un’applicazione di social networking basata sulla localizzazione, per poi assumere la presidenza di Y Combinator, uno dei più importanti acceleratori di startup al mondo. È durante questo periodo, come riportato nella sua biografia su Sentisight, che ha affinato la sua capacità di individuare tendenze emergenti e di investire in idee che avrebbero definito il futuro.
La fondazione di OpenAI nel 2015, insieme a Elon Musk e altri, nasceva da un’idea quasi filantropica: sviluppare un’intelligenza artificiale “amichevole” a beneficio dell’umanità.
Le cose, però, hanno preso presto una piega diversa.
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L’abbandono di Musk nel 2018 e le difficoltà finanziarie hanno spinto Altman a una svolta pragmatica, culminata con la creazione di una divisione “for-profit” e con il fondamentale investimento da un miliardo di dollari da parte di Microsoft nel 2019, poi salito a oltre dieci miliardi.
Questa mossa ha trasformato OpenAI da un laboratorio di ricerca a una delle aziende tecnologiche più potenti e osservate del pianeta, capace di lanciare prodotti come DALL-E e, soprattutto, ChatGPT, che ha raggiunto 100 milioni di utenti in appena due mesi.
L’approccio di Altman è sempre stato guidato dalla convinzione che l’intelligenza artificiale sia la tecnologia che “il mondo ha sempre desiderato”, uno strumento in grado di ridefinire radicalmente l’interazione umana con il digitale.
Una visione che oggi non si limita più a fornire strumenti ad altre aziende, ma entra direttamente in competizione con loro, su più fronti contemporaneamente.
Un attacco su più fronti
La strategia di OpenAI è una sfida diretta e simultanea a quasi tutti i pilastri dell’industria tecnologica. Con Sora 2, mette in discussione la supremazia di Google nel campo della ricerca e della generazione di contenuti video. Con la sua nuova app social, attacca frontalmente il dominio di TikTok nel formato dei video brevi e, di conseguenza, l’impero di Meta (Facebook e Instagram), che da anni cerca senza troppo successo di replicarne la formula.
Non è più una competizione su un singolo prodotto, ma una guerra per l’attenzione degli utenti, il bene più prezioso dell’economia digitale.
Questa espansione solleva però questioni complesse e non prive di criticità. La decisione di creare un ecosistema chiuso, dove la stessa azienda controlla sia la tecnologia di creazione sia la piattaforma di distribuzione, concentra un potere enorme nelle mani di un singolo attore.
Resta da vedere se un feed dominato da contenuti sintetici, per quanto realistici, sia davvero ciò che il pubblico desidera nel lungo periodo, o se possa portare a una saturazione e a un senso di alienazione. L’introduzione massiccia di video generati dall’intelligenza artificiale, inoltre, solleva interrogativi complessi sulla moderazione dei contenuti, sulla diffusione della disinformazione e sulla stessa natura dell’autenticità online.
Mentre le autorità di regolamentazione di tutto il mondo sono già alle prese con il potere eccessivo delle grandi piattaforme social, l’arrivo di un nuovo e potente concorrente potrebbe essere visto come un fattore positivo per il mercato.
Tuttavia, se questo nuovo concorrente adotta e amplifica i modelli di business basati su algoritmi opachi e sulla cattura dell’attenzione, il rischio è quello di sostituire un monopolio con un altro, senza risolvere i problemi di fondo.
La scommessa di OpenAI è enorme e potrebbe ridisegnare la mappa del potere a Silicon Valley, ma il suo successo dipenderà non solo dalla qualità della sua tecnologia, ma anche dalla sua capacità di costruire una comunità e di guadagnarsi una fiducia che, nel mondo digitale di oggi, è sempre più difficile da ottenere. La scommessa di OpenAI è enorme e potrebbe ridisegnare la mappa del potere a Silicon Valley. Il suo successo, però, dipenderà non solo dalla tecnologia, ma dalla capacità di guadagnarsi una fiducia che oggi si costruisce con la trasparenza, a partire dalla chiarezza con cui un’azienda presenta la propria mission al mondo attraverso il proprio sito corporate.



