Il settore, che vede l’intelligenza artificiale agire autonomamente per acquistare e negoziare, è proiettato a raggiungere centinaia di miliardi di dollari entro il 2034.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Il commercio agentivo, dove l'IA fa acquisti e negozia autonomamente, sta trasformando radicalmente il mercato. Con proiezioni che superano i 199 miliardi di dollari entro il 2034, questo settore emergente è guidato da efficienza, personalizzazione e ottimizzazione. Nonostante la crescita esponenziale, le sfide legate a controllo, risorse e etica rimangono cruciali per il suo sviluppo sostenibile.
Le ragioni di una crescita così rapida
A guidare questa trasformazione sono principalmente le pressioni economiche e la competizione serrata tra le grandi aziende. La spinta più forte arriva dalla necessità di ridurre i costi operativi legati ai servizi basati sull’intelligenza artificiale generativa. Le aziende, soprattutto quelle del settore retail, stanno investendo massicciamente per automatizzare processi che fino a ieri richiedevano un intervento umano, a partire dall’assistenza clienti — il cuore di ogni CRM (Customer Relationship Management) — fino alla gestione degli ordini.
Parallelamente, è in corso una vera e propria corsa alla iper-personalizzazione dell’esperienza del cliente. I grandi rivenditori sanno che offrire un servizio generico non è più sufficiente; l’obiettivo è anticipare i desideri del singolo consumatore, proponendo prodotti e servizi in modo proattivo e contestuale.
Questo livello di personalizzazione, tuttavia, solleva interrogativi non secondari sulla gestione dei dati personali e su quanto le aziende possano spingersi nell’analizzare e prevedere i nostri comportamenti.
Un altro motore fondamentale è l’ottimizzazione delle catene di approvvigionamento. Qui, l’intelligenza artificiale agentiva sta iniziando ad automatizzare le funzioni centrali dei sistemi ERP: monitorare le scorte, prevedere la domanda e coordinare le spedizioni con un’efficienza irraggiungibile per un operatore umano.
A differenza dei chatbot o degli assistenti virtuali a cui siamo abituati, questi sistemi non si limitano a rispondere a comandi. Come descritto da Markets and Markets nel suo report, la loro peculiarità risiede nell’autonomia: sono programmati per perseguire obiettivi specifici, interagire con l’ambiente digitale, imparare dai propri errori e persino coordinarsi con altri agenti artificiali per risolvere problemi complessi.
È il passaggio da un’intelligenza artificiale che funge da strumento a una che opera come un vero e proprio agente indipendente.
Questa autonomia, però, è anche la fonte delle maggiori preoccupazioni.
Una geografia a due velocità
L’adozione di queste tecnologie non è uniforme a livello globale, ma segue una geografia ben precisa che riflette le differenze economiche e culturali. Il Nord America è, senza sorprese, il mercato dominante, assorbendo quasi la metà della quota globale. La leadership è trainata dagli Stati Uniti, dove le infrastrutture tecnologiche avanzate e gli ingenti investimenti nei settori finanziario, sanitario e del commercio hanno creato un terreno fertile.
Le proiezioni indicano che il solo mercato statunitense potrebbe superare i 65 miliardi di dollari entro il 2034, a testimonianza di come le grandi corporation americane stiano già integrando queste soluzioni nei loro processi principali.
Tuttavia, la regione che cresce più velocemente è l’Asia-Pacifico. Qui, fattori come la diffusione di negozi completamente automatizzati, il forte sostegno governativo ai programmi di intelligenza artificiale e un’alta accettazione da parte dei consumatori stanno determinando un’accelerazione impressionante.
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L’Europa, pur rappresentando una quota di mercato significativa, procede a un ritmo più cauto. Secondo i dati di Cognitive Market Research sul commercio agentivo, il Vecchio Continente detiene circa il 22% del mercato, con Germania, Regno Unito e Francia a fare da capofila.
La crescita europea, sebbene costante, sembra essere più ponderata, forse anche a causa di un quadro normativo sulla privacy e la gestione dei dati (come il GDPR) più stringente, che impone alle aziende una maggiore attenzione prima di implementare sistemi così autonomi e pervasivi.
Questa differenza di approccio potrebbe rivelarsi un vantaggio a lungo termine, favorendo uno sviluppo più sostenibile ed etico, ma rischia nel breve periodo di creare un divario competitivo con le altre due superpotenze tecnologiche.
Le sfide concrete dietro le proiezioni miliardarie
Dietro le ottimistiche proiezioni di crescita si nascondono però ostacoli significativi che potrebbero rallentare, o addirittura compromettere, la piena realizzazione di questo futuro. Il problema più discusso è quello del controllo e della governance. Un agente artificiale autonomo, per definizione, prende decisioni senza una supervisione umana costante.
Il rischio più noto è quello delle cosiddette “allucinazioni”, ovvero decisioni errate basate su dati incompleti o su un’interpretazione fallace delle nostre intenzioni.
Ma chi ne risponde se un agente effettua un acquisto sbagliato, o peggio, dannoso? Il consumatore, l’azienda che ha fornito la tecnologia o la piattaforma su cui opera?
Queste domande legali ed etiche sono ancora in gran parte senza risposta.
A questi dubbi si aggiungono limiti molto più materiali. La carenza globale di semiconduttori e la difficoltà di approvvigionamento di cluster di GPU (le unità di calcolo necessarie per addestrare e far funzionare questi sistemi) stanno già creando colli di bottiglia infrastrutturali.
Inoltre, è in corso una vera e propria “guerra dei talenti” per accaparrarsi i pochi esperti in grado di sviluppare e gestire queste tecnologie, una competizione che favorisce inevitabilmente i colossi tecnologici, capaci di attrarre i migliori profili con offerte economiche fuori scala, a discapito di aziende più piccole.
Questi fattori indicano che la transizione non sarà fluida né uguale per tutti, e che il rischio di concentrare un potere tecnologico ed economico ancora maggiore nelle mani di poche multinazionali è concreto.
Guardando al futuro, alcuni analisti si spingono a ipotizzare che il mercato del commercio agentivo potrebbe raggiungere un valore di 1.700 miliardi di dollari entro il 2030, una cifra che suggerisce un mondo in cui la maggior parte delle nostre transazioni di routine sarà delegata a un’intelligenza artificiale.
Questa visione è sostenuta dal fatto che, come riportato da un’analisi di IDC, la spesa complessiva in intelligenza artificiale è destinata a crescere di oltre il 30% ogni anno fino al 2029, creando le fondamenta per sistemi sempre più sofisticati.
Siamo di fronte a un cambiamento che non riguarda solo come compriamo, ma che ridefinisce il concetto stesso di decisione e di autonomia, sia per gli individui che per le aziende.
Il passaggio da un’intelligenza artificiale che esegue compiti a una che persegue obiettivi in modo indipendente è una delle trasformazioni più profonde del nostro tempo, e le sue implicazioni sono ancora tutte da comprendere.



