Un’alternativa europea credibile si sta affermando nel campo dell’AI, con l’obiettivo di garantire a governi e aziende un controllo completo su dati e modelli, superando la dipendenza dai colossi tecnologici.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Domyn, l'ex iGenius di Uljan Sharka, ha raccolto 650 milioni di euro diventando un unicorno. Il progetto mira a creare un'intelligenza artificiale sovrana europea, alternativa ai modelli dominanti, focalizzata su sicurezza e controllo dei dati per settori strategici. Dalla sua storia personale alla Silicon Valley, Sharka propone un'IA che restituisce il dominio a governi e aziende.
Dall’Albania alla Silicon Valley, via Milano
Uljan Sharka è nato in Albania nel 1992, in un periodo segnato da una profonda instabilità politica e da una guerra civile. La sua storia non inizia in un garage della California, ma con una fuga dal suo paese.
A 16 anni, nel 2008, è arrivato in Italia da solo e senza documenti, dopo un viaggio che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto portarlo a Londra. Fermato a Milano, è stato affidato a una comunità per minori non accompagnati.
In una situazione che per molti sarebbe stata di smarrimento, Sharka ha iniziato a coltivare la sua passione per l’informatica, che lo accompagnava fin da quando, a 13 anni, aveva scritto il suo primo codice.
Senza una laurea ma con una determinazione evidente, ha studiato da autodidatta fino a ottenere una certificazione tecnica che gli ha aperto le porte di un’azienda che pochi avrebbero immaginato: Apple.
L’esperienza nella sede di Cupertino si è rivelata fondamentale. Lì, Sharka non ha solo affinato le sue competenze tecniche, ma ha assorbito una filosofia precisa, quella di creare tecnologie che mettessero al centro l’esperienza dell’utente, rendendo semplice anche ciò che è complesso.
Si rese conto che, mentre le applicazioni consumer diventavano intuitive, gli strumenti aziendali rimanevano macchinosi, privi ad esempio di quella progettazione di interfacce e user experience che aveva reso la tecnologia così accessibile.
È da questa consapevolezza che, una volta tornato in Italia, ha deciso di fondare una sua azienda.
La trasformazione da iGenius a Domyn
Nel 2016 nasceva iGenius, con l’obiettivo di “umanizzare i dati”, permettendo di interrogare con il linguaggio naturale le informazioni aziendali (un esempio delle quali possono essere quelle prodotte dai sistemi ERP – Enterprise Resource Planning).
Il primo prodotto di punta, chiamato Crystal, andava proprio in questa direzione, e l’azienda ha iniziato a farsi notare da importanti clienti internazionali, soprattutto nel settore finanziario.
Per anni, iGenius è cresciuta costantemente ma lontano dai riflettori del grande pubblico, concentrandosi sul mercato delle grandi imprese. Poi, con l’esplosione dell’intelligenza artificiale generativa tra il 2023 e il 2024, la strategia ha subito un’accelerazione e un profondo cambiamento di prospettiva.
Sharka ha capito che la partita si stava spostando su un piano geopolitico e che per l’Europa era fondamentale sviluppare una propria capacità autonoma. È in questo contesto che si inserisce la raccolta di capitali da 650 milioni di euro, un’operazione che ha segnato una svolta.
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Poco dopo, l’azienda ha cambiato nome in Domyn, una scelta che richiama esplicitamente il concetto di “dominio” e sovranità.
Come descritto da Forbes, l’idea di IA sovrana di Sharka non si limita a un confine geografico, ma si estende al controllo che un cliente, sia esso un’azienda o un governo, può avere sulla propria tecnologia, considerando dati e modelli come un’unica proprietà intellettuale.
Per rendere concreta questa visione, Domyn ha stretto accordi con alcuni dei più grandi nomi del settore tecnologico, come Nvidia e Microsoft, non per diventare un loro rivenditore, ma per costruire un’infrastruttura tecnologica indipendente.
La vera sfida, infatti, non è solo sviluppare algoritmi, ma avere accesso alla potenza di calcolo necessaria per addestrarli.
Una strada diversa per l’intelligenza artificiale europea
La strategia di Domyn appare oggi chiara: evitare lo scontro diretto con i modelli generalisti come ChatGPT sul mercato di massa e concentrarsi invece su settori altamente regolamentati come la finanza, la pubblica amministrazione, la difesa e l’industria pesante. In questi ambiti, la trasparenza, la sicurezza e la possibilità di controllare ogni singolo aspetto del processo sono requisiti fondamentali, spesso incompatibili con i modelli a “scatola chiusa” offerti dalle grandi aziende tecnologiche americane.
Sharka è convinto che per competere a livello globale non sia sufficiente “affittare” l’intelligenza artificiale di altri, ma sia necessario costruirla.
Per questo Domyn sta investendo anche nella creazione di propri supercomputer, un passo necessario per non dipendere da infrastrutture esterne.
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: posizionare uno dei propri modelli di linguaggio tra i primi tre al mondo per capacità di “ragionamento” entro la fine del 2025. Non si tratta di generare testi creativi o immagini, ma di risolvere problemi complessi, un tipo di intelligenza artificiale con applicazioni molto concrete e di grande valore economico.
La scommessa di Uljan Sharka è quindi quella di dimostrare che esiste uno spazio per un’intelligenza artificiale europea che non sia una copia sbiadita di quella americana, ma un modello originale basato su principi diversi, come il controllo e la specializzazione.
Resta da vedere se questa strada, per quanto promettente, sarà sufficiente a colmare il divario con i giganti che oggi sembrano dettare le regole del gioco a livello mondiale.



