La grande scommessa di PayPal nel commercio agentivo: l’AI e il futuro dei pagamenti

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L’azienda risponde al rischio di disintermediazione lanciando nuovi servizi che consentono agli assistenti AI di gestire gli acquisti, e stringendo alleanze con giganti come OpenAI e Google.

La grande scommessa di PayPal nel commercio agentivo: l’AI e il futuro dei pagamenti
[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
PayPal lancia una suite di servizi per il "commercio agentivo", permettendo agli assistenti AI di gestire acquisti per gli utenti. È una mossa strategica per prevenire la disintermediazione e consolidare la sua posizione nell'era dell'AI. Attraverso "Agent Ready" e "Store Sync", l'azienda mira a connettere utenti e commercianti, garantendo sicurezza e visibilità, con alleanze chiave come OpenAI e Google.

La grande scommessa di PayPal per non farsi divorare dall’intelligenza artificiale

Da tempo, nel settore dei pagamenti digitali, ci si interroga su quale sarà il prossimo grande cambiamento dopo l’avvento degli smartphone. Per PayPal, una delle aziende che ha definito le regole del commercio elettronico per come lo conosciamo, la risposta sembra essere sempre più chiara e ha a che fare con l’intelligenza artificiale.

L’azienda ha annunciato una nuova e ambiziosa suite di servizi pensata per quello che definisce “commercio agentivo”, un termine che probabilmente sentiremo sempre più spesso. In sostanza, si tratta di un sistema per permettere agli assistenti basati su intelligenza artificiale, come ChatGPT, di effettuare acquisti per conto degli utenti, gestendo l’intero processo dalla scelta del prodotto al pagamento.

L’iniziativa non è solo un aggiornamento tecnologico, ma una mossa strategica fondamentale per la sopravvivenza e la rilevanza futura di PayPal.

Il rischio, concreto e imminente, è quello della disintermediazione: se un giorno gli utenti si abitueranno a chiedere al proprio assistente AI di comprare un paio di scarpe o prenotare una vacanza, chi gestirà la transazione economica?

Le piattaforme di intelligenza artificiale potrebbero sviluppare sistemi di pagamento proprietari, tagliando di fatto fuori gli intermediari storici. PayPal sta quindi cercando di giocare d’anticipo, proponendosi come l’infrastruttura di pagamento affidabile e già pronta per questo nuovo mondo, un partner per le grandi aziende tecnologiche anziché un loro potenziale concorrente.

Alex Chriss, CEO di PayPal, ha inquadrato la questione in termini molto chiari, spiegando che l’obiettivo è unire i milioni di utenti che usano ChatGPT per cercare prodotti e i quasi 400 milioni di clienti che si affidano a PayPal per i loro acquisti, creando un’esperienza fluida “dalla chat al checkout”.

La visione è quella di un futuro in cui l’atto di pagare diventa quasi invisibile, integrato in una conversazione con un’intelligenza artificiale.

Ma tradurre questa visione in un prodotto funzionante e, soprattutto, sicuro, richiede un’architettura complessa e una rete di alleanze strategiche.

HR

Come funzionerà, in pratica

Al centro dell’offerta di PayPal ci sono due componenti principali, progettate per lavorare insieme: “Agent Ready” e “Store Sync”. La prima è la soluzione di pagamento vera e propria: un sistema che permette ai milioni di commercianti che già usano PayPal di accettare transazioni provenienti da agenti AI senza dover modificare la propria infrastruttura.

L’azienda fa leva sul suo punto di forza storico: la gestione della sicurezza, includendo sistemi di rilevamento frodi, protezione degli acquirenti e risoluzione delle controversie. Questo è un punto fondamentale per costruire la fiducia necessaria, sia da parte dei consumatori che dei venditori, verso un modo di fare acquisti completamente nuovo e per certi versi ancora astratto.

La sua introduzione è prevista per l’inizio del 2026.

Il secondo pilastro, “Store Sync”, affronta un problema altrettanto importante: come far “vedere” i prodotti dei negozi agli assistenti artificiali. Si tratta di un sistema che permette ai commercianti di sincronizzare i loro cataloghi, le informazioni sull’inventario e i dati di spedizione (tutte informazioni sempre più spesso raccolte e gestite tramite appositi software ERP) con le piattaforme AI.

– Leggi anche: Shadow AI: la minaccia interna che alimenta le violazioni dei dati aziendali

In questo modo, quando un utente chiederà al suo assistente di trovare “una giacca a vento impermeabile sotto i 100 euro”, l’AI potrà accedere a un vasto inventario di prodotti reali e acquistabili. Per facilitare questo processo, PayPal ha già stretto accordi con importanti piattaforme di e-commerce come Wix, BigCommerce e Shopware.

La promessa per i commercianti è quella di mantenere il controllo della relazione con il cliente, al netto del fatto che ancora oggi l’investimento in uno sviluppo di piattaforme eCommerce proprietarie rimane il loro più grande vantaggio competitivo.

Resta però una domanda aperta: questo sistema non rischia di avvantaggiare ulteriormente i prodotti e i negozi che già godono di maggiore visibilità, rendendo ancora più difficile per le piccole realtà emergere nel dialogo tra un utente e la sua intelligenza artificiale?

La curatela e la scelta operate dall’algoritmo diventeranno un nuovo campo di battaglia commerciale, con dinamiche ancora tutte da scoprire. E per affrontare un campo così vasto e competitivo, PayPal ha capito di non poter agire da sola.

Una strategia su più fronti

La vera forza del piano di PayPal non risiede in un singolo prodotto, ma in un approccio che mira a renderla un partner tecnologico quasi universale. Anziché legarsi a un unico “vincitore” nella corsa all’intelligenza artificiale, l’azienda sta costruendo una rete di collaborazioni con i principali attori del settore.

La più visibile è senza dubbio quella con OpenAI, che permetterà agli utenti di ChatGPT di acquistare prodotti direttamente dall’interfaccia di chat, utilizzando il proprio account PayPal. Secondo quanto riportato dal Times of India, questo aprirebbe le porte degli oltre 700 milioni di utenti settimanali di ChatGPT ai commercianti del circuito PayPal.

Ma la strategia è più ampia. PayPal ha annunciato una collaborazione anche con Google per l’implementazione di un nuovo standard tecnico chiamato “Agent Payments Protocol”, un insieme di regole condivise per garantire che le transazioni gestite dagli agenti AI siano sicure, verificabili e interoperabili tra diverse piattaforme.

Parallelamente, un’intesa con Mastercard punta a integrare le tecnologie di tokenizzazione per rendere i pagamenti via AI ancora più protetti.

Questo approccio “agnostico” è pensato per posizionare PayPal come uno strato neutrale e affidabile, una sorta di Svizzera dei pagamenti nell’era dell’intelligenza artificiale, indispensabile per chiunque voglia operare in questo settore. La reazione dei mercati finanziari è stata molto positiva, con un notevole rialzo del titolo azionario dell’azienda a seguito degli annunci, segno che gli investitori vedono del potenziale in questa direzione.

Tuttavia, questa strategia comporta anche dei rischi. Collaborare così strettamente con giganti come Google e OpenAI significa anche legare parte del proprio destino alle loro decisioni.

Cosa succederebbe se, una volta consolidato il mercato del commercio agentivo, queste aziende decidessero di internalizzare i sistemi di pagamento, forti della loro posizione dominante e del rapporto diretto con l’utente?

PayPal sta scommettendo sulla propria esperienza ventennale nella gestione del rischio e della fiducia per diventare un partner insostituibile. Resta da vedere se questa esperienza basterà a garantirle un ruolo centrale nella prossima grande trasformazione del commercio digitale, o se il suo ruolo verrà progressivamente ridimensionato dalle stesse piattaforme che oggi sta cercando di abilitare.

Dalle parole al codice?

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