Anthropic e autori: Accordo storico sul copyright AI chiude la prima causa importante del settore

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La vicenda legale ha evidenziato come l’addestramento dell’intelligenza artificiale possa rientrare nel “fair use”, ma l’acquisizione di contenuti da siti pirata sia stata considerata illecita, un fattore decisivo per l’intesa.

Anthropic e autori: Accordo storico sul copyright AI chiude la prima causa importante del settore
[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Anthropic, società di intelligenza artificiale, ha raggiunto un accordo extragiudiziale con un gruppo di autori che l'aveva citata in giudizio per violazione del copyright. L'intesa chiude la prima grande causa nel settore, segnando un punto di svolta decisivo per le dispute legali tra industria tecnologica e creatori. L'accordo, di cui non sono noti i termini economici, potrebbe ridefinire le pratiche di raccolta dati per l'addestramento AI.

Un accordo che potrebbe cambiare le regole del gioco

A giugno, il giudice distrettuale William Alsup aveva emesso una sentenza interlocutoria che, pur dando in parte ragione ad Anthropic, conteneva elementi di rischio notevoli per l’azienda.

Da un lato, il giudice aveva stabilito che l’uso di opere protette da copyright per addestrare un’intelligenza artificiale rientrava nel concetto di “fair use” (il legittimo utilizzo previsto dalla legge statunitense), definendo il processo come “essenzialmente trasformativo”.

In altre parole, l’IA non stava copiando i libri per riprodurli, ma li stava studiando per imparare a creare qualcosa di completamente nuovo, un po’ come un aspirante scrittore che legge molto per sviluppare un proprio stile. Questa parte della sentenza era stata interpretata come una vittoria significativa per l’intera industria dell’IA, che da sempre basa la propria difesa proprio sul principio del “fair use”.

Dall’altro lato, però, lo stesso giudice Alsup aveva stabilito che Anthropic aveva violato i diritti degli autori creando una “biblioteca centrale” permanente di materiali ottenuti illegalmente.

Come riportato da New Orleans City Business, il problema non era tanto l’addestramento in sé, quanto il modo in cui erano state acquisite le fonti: scaricando milioni di libri da archivi pirata come Library Genesis.

Questa distinzione è fondamentale: sebbene l’uso finale possa essere considerato legittimo, il metodo di approvvigionamento della materia prima era illecito.

Era proprio questo il punto debole nella difesa di Anthropic, un dettaglio che ha probabilmente spinto l’azienda a cercare un accordo piuttosto che rischiare un processo che si sarebbe tenuto a dicembre.

Ma cosa rischiava concretamente Anthropic se la causa fosse andata avanti?

La posta in gioco e le reazioni del settore

Le conseguenze economiche di una sconfitta in tribunale sarebbero state enormi. Secondo la legge statunitense sul copyright, un’infrazione volontaria può comportare un risarcimento fino a 150.000 dollari per ogni singola opera.

L’Authors Guild, l’associazione che rappresenta gli scrittori statunitensi, aveva stimato che i danni potenziali avrebbero potuto raggiungere una cifra astronomica, calcolata su circa sette milioni di libri presumibilmente utilizzati senza permesso.

Di fronte a un rischio di questa portata, la decisione di trovare un accordo appare come una scelta strategica e quasi obbligata, volta a evitare un esito potenzialmente disastroso per le finanze dell’azienda.

Gli esperti legali concordano sul fatto che questo accordo potrebbe avere ripercussioni profonde.

“Potrebbe essere la prima tessera del domino a cadere”, ha commentato Luke McDonagh, professore di diritto alla London School of Economics, come descritto da Fortune.

– Leggi anche: PromptLock: Il primo ransomware alimentato da AI scoperto da ESET

La sua analisi suggerisce che altre aziende di IA, messe di fronte a cause simili, potrebbero ora essere più inclini a negoziare piuttosto che a combattere in tribunale.

L’Authors Guild ha espresso soddisfazione per l’esito, dichiarando che l’accordo “manda un messaggio forte all’industria dell’IA: ci sono serie conseguenze quando si piratano le opere degli autori per addestrare le proprie intelligenze artificiali”.

Questa risoluzione, tuttavia, solleva anche una domanda più ampia:

se l’addestramento è “trasformativo” ma l’acquisizione di dati da fonti pirata è illegale, quale sarà il nuovo standard per l’industria?

Verso un nuovo modello di business per l’intelligenza artificiale?

La decisione di Anthropic di risolvere la controversia potrebbe accelerare una transizione verso un modello basato sulle licenze. Invece di attingere a grandi archivi di dati di dubbia provenienza, le aziende di intelligenza artificiale potrebbero essere incentivate a stringere accordi diretti con editori, autori e altri detentori di diritti per utilizzare legalmente i loro contenuti.

Questo approccio, già adottato da alcune società, garantirebbe un compenso ai creatori, anche se trasformerebbe di fatto ogni autore in un partner commerciale, rendendo necessario o quasi l’utilizzo di software per la gestione delle relazioni con i clienti per governare la complessità di migliaia di accordi.

L’accordo, di fatto, legittima le richieste degli autori e potrebbe spingere l’intero settore a riconsiderare le proprie pratiche di raccolta dei dati.

Le implicazioni di questa vicenda vanno ben oltre il mondo dell’editoria. Come evidenziato da Music Business Worldwide, anche l’industria musicale sta osservando con grande interesse, poiché si trova ad affrontare battaglie legali simili contro generatori di musica basati su IA come Suno e Udio.

Il principio stabilito implicitamente in questo caso – che il “fair use” non protegge chi acquisisce materiale illegalmente – potrebbe diventare un precedente importante anche in altri ambiti creativi.

Per ora, i dettagli dell’accordo tra Anthropic e gli autori restano confidenziali. Il giudice Alsup ha richiesto alle parti di presentare una richiesta di approvazione preliminare entro il 5 settembre, con un’udienza fissata per l’8 settembre, durante la quale potrebbero emergere maggiori informazioni.

Secondo Publishers Weekly, l’avvocato degli autori, Justin Nelson, ha definito l’accordo “storico” e ha promesso che porterà benefici a tutti i membri della class action.

La questione rimane aperta, ma questo primo accordo rappresenta un capitolo fondamentale nella complessa relazione tra innovazione tecnologica e diritto d’autore.

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