Il dato, emerso da una vasta analisi su 65.000 indirizzi web pubblicati tra il 2020 e il 2025, mostra come i contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale siano passati da un trascurabile 5% a quasi la metà del totale, sollevando interrogativi sulla loro affidabilità e qualità.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Nel 2024, i contenuti online generati dall'intelligenza artificiale hanno superato per la prima volta quelli umani, segnando un punto di svolta nella pubblicazione digitale. Un'analisi di Graphite rivela una trasformazione radicale: dal 95% umano nel 2020 al 52% nel 2025. Questo solleva timori sulla qualità, l'autenticità delle informazioni e il rischio di 'model collapse', nonostante la rapida espansione del mercato AI.
L’accelerazione dei contenuti e il timore del “collasso”
Per comprendere la portata di questa trasformazione, è utile osservare la metodologia usata da Graphite. La ricerca si è basata su Common Crawl, un database open-source che archivia oltre 300 miliardi di pagine web raccolte in 18 anni, a cui se ne aggiungono dai 3 ai 5 miliardi ogni mese.
L’azienda ha utilizzato un software di rilevamento, Surfer, per analizzare un campione casuale di indirizzi, classificando come “generato da AI” qualsiasi articolo in cui si stimava che meno del 50% del testo fosse stato scritto da un essere umano.
Questo cambiamento ha visto una netta accelerazione dopo il lancio di ChatGPT alla fine del 2022, uno strumento che ha reso accessibili a chiunque tecnologie di generazione del linguaggio un tempo riservate a pochi specialisti.
Questa enorme produzione di contenuti sintetici ha riportato l’attenzione su un rischio teorico noto tra i ricercatori come “model collapse“, ovvero il collasso del modello.
Il timore è che i modelli linguistici, addestrandosi prevalentemente su testi generati da altre intelligenze artificiali anziché su materiale creato da esseri umani, possano iniziare a degradarsi.
In pratica, un sistema che impara dai propri simili potrebbe finire per amplificare errori, imprecisioni e pregiudizi, innescando un circolo vizioso che ridurrebbe progressivamente la qualità e l’affidabilità delle informazioni disponibili online.
Già nel 2022 un rapporto di Europol aveva ipotizzato che il 90% dei contenuti in rete sarebbe stato sintetico entro il 2026; una previsione che oggi appare forse esagerata, ma che indicava una direzione di marcia ormai chiara.
Questo fenomeno non è soltanto una questione tecnica per addetti ai lavori, ma è strettamente legato alle dinamiche di un mercato che ha investito miliardi nello sviluppo e nella diffusione di questi strumenti.
Un mercato in espansione con qualche ombra
La creazione di contenuti si è trasformata in un’industria dal valore di centinaia di miliardi di dollari. Secondo le statistiche raccolte da Exploding Topics, il mercato globale dell’intelligenza artificiale ha raggiunto un valore di circa 391 miliardi di dollari, con stime che prevedono una crescita di cinque volte nei prossimi cinque anni.
L’adozione da parte degli utenti ha seguito un percorso simile: si calcola che circa 1,8 miliardi di persone nel mondo abbiano utilizzato strumenti di intelligenza artificiale, e tra i 500 e i 600 milioni li usino quotidianamente.
Tuttavia, un’analisi più approfondita mostra che solo il 34% degli utenti interagisce con questi sistemi con frequenza settimanale.
Anche il mondo delle imprese ha abbracciato questa tecnologia con decisione. Circa l’83% delle aziende dichiara che l’intelligenza artificiale è una priorità nei propri piani di sviluppo.
– Leggi anche: Il costo nascosto dei macchinari fermi: Lo studio ABB rivela perdite milionarie e il paradosso dell’inazione
Nonostante questa corsa all’adozione, la monetizzazione rimane un problema significativo. Secondo un rapporto di Menlo Ventures, solo il 3% circa degli utenti di strumenti AI paga per servizi premium. Si tratta di uno dei tassi di conversione più bassi nella storia recente della tecnologia di consumo.
Persino un gigante come ChatGPT, con oltre 800 milioni di utenti settimanali, riesce a convertire in abbonati paganti solo il 5% della sua base di utenti. Questo divario tra l’enorme popolarità e la scarsa propensione a pagare solleva dubbi sulla sostenibilità a lungo termine di molti di questi servizi, che richiedono ingenti investimenti in potenza di calcolo e ricerca.
Questa spinta verso l’adozione, inoltre, si scontra con ostacoli pratici che vanno oltre la semplice generazione di testo.
La qualità e il ruolo umano di fronte alla tecnologia
La proliferazione di contenuti generati automaticamente pone le aziende di fronte a sfide complesse, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento degli standard di qualità e l’autenticità del proprio marchio. Uno dei problemi più noti sono le cosiddette “allucinazioni” dell’intelligenza artificiale, ovvero casi in cui i sistemi producono informazioni plausibili ma fattualmente errate o completamente inventate.
Per un’azienda, pubblicare contenuti inesatti può avere conseguenze negative sulla propria reputazione. Per questo, molte organizzazioni cercano soluzioni che vadano oltre il testo generico, affidandosi allo sviluppo di intelligenze artificiali su misura per garantire coerenza con l’identità del marchio, il tono di voce e il rispetto delle normative..
In questo contesto, la creatività e l’intelligenza emotiva umane rimangono elementi fondamentali. Molti esperti ritengono che, mentre l’intelligenza artificiale può gestire con efficienza compiti ripetitivi o basati su grandi quantità di dati, la richiesta di contenuti originali, creativi e capaci di creare una connessione emotiva con il pubblico garantirà un ruolo centrale per scrittori e creativi umani.
L’approccio più efficace sembra essere quello ibrido, che combina l’efficienza della tecnologia con la profondità e l’originalità del pensiero umano. Mentre le aziende e i creatori di contenuti si adattano, le tendenze di adozione mostrano percorsi inaspettati.
Un rapporto di Wondercraft rivela che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i creatori con meno di 25 anni registrano i tassi più bassi di adozione completa di strumenti di intelligenza artificiale, preferendo spesso flussi di lavoro che integrano più strumenti, sia tradizionali sia innovativi.
L’equilibrio tra automazione e autenticità definirà probabilmente la prossima fase dell’informazione digitale, in una continua negoziazione tra la scala senza precedenti offerta dalla tecnologia e la necessità di preservare la qualità del sapere.



