Questa evoluzione, che porta le app di e-commerce a dominare sul web tradizionale in termini di interazioni e conversioni, si inserisce in un più ampio “disaccoppiamento” dell’informazione online.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Il commercio elettronico sta vivendo una trasformazione epocale: le app per smartphone registrano una crescita del 13%, mentre i tradizionali siti web mostrano un calo. Questo "grande disaccoppiamento", accelerato dall'AI e dalle risposte dirette di Google, sposta il traffico verso ecosistemi chiusi e favorisce i giganti del settore, ridefinendo le strategie di acquisizione clienti.
La spinta verso gli ecosistemi chiusi delle app
La preferenza crescente per le applicazioni non è dettata soltanto dalla comodità, ma da una performance oggettivamente superiore.
Le applicazioni mobili, infatti, superano le loro controparti web in quasi ogni metrica di performance, con tassi di conversione mediamente superiori del 157%, secondo i dati di Mobiloud. Gli utenti che navigano tramite app tendono a visualizzare un numero di prodotti 4,2 volte maggiore per sessione e hanno una probabilità di completare un acquisto tre volte più alta rispetto a chi utilizza un sito web da mobile.
L’esperienza d’uso è più fluida, veloce e integrata con le funzionalità dello smartphone, eliminando molte delle frizioni tipiche della navigazione web, come i tempi di caricamento che, se superiori ai tre secondi, portano il 40% degli utenti ad abbandonare un sito, come riporta uno studio di Queue-it.
Questa efficacia si traduce in un coinvolgimento più profondo e in una maggiore fidelizzazione.
Un utente che scarica l’applicazione di un marchio compie un’azione intenzionale, creando un canale di comunicazione diretto e persistente che il sito web non può replicare con la stessa efficacia.
Laurie Naspe, direttrice delle analisi di mercato di Similarweb, ha sottolineato come convincere i consumatori a scaricare un’app e offrire un’esperienza realmente coinvolgente sia un modo potente per trasformare lo shopping in un’abitudine consolidata.
Ma questa spinta verso le app favorisce soprattutto chi ha già una posizione dominante, creando ambienti digitali sempre più chiusi e controllati.
La concentrazione del mercato e le nuove regole del gioco
Questo spostamento del traffico non è uniforme, ma tende a favorire i grandi operatori, sollevando interrogativi sulla crescente concentrazione del mercato. Amazon continua a dominare la scena con 1,3 miliardi di visitatori unici mensili sul web e 651,7 milioni di utenti attivi sulla sua app.
Piattaforme come Shopee e Temu mostrano una crescita esplosiva, soprattutto nel mondo delle app. Temu, in particolare, nonostante le pressioni normative e le discussioni sui dazi negli Stati Uniti, ha visto il suo traffico complessivo aumentare del 56,9% su base annua.
Questi colossi non si limitano a vendere prodotti, ma costruiscono veri e propri sistemi in cui l’utente viene trattenuto il più a lungo possibile, dalla ricerca del prodotto al pagamento, fino all’assistenza post-vendita.
In questo contesto, anche l’intelligenza artificiale sta diventando un fattore determinante. Lo stesso studio di Similarweb ha rilevato che il traffico proveniente da chatbot AI come ChatGPT converte a un tasso dell’11,4%, più del doppio rispetto al 5,3% della ricerca organica tradizionale.
– Leggi anche: E-commerce 2025: velocità, intelligenza artificiale e pagamenti rapidi ridefiniscono il successo online
Questo suggerisce che i consumatori utilizzano sempre più l’AI per una fase di ricerca e valutazione approfondita, arrivando sui siti di e-commerce con un’intenzione di acquisto già molto alta.
Di conseguenza, la visibilità all’interno di questi nuovi strumenti di ricerca diventerà un campo di battaglia fondamentale per i marchi, che verraà portato avanti, con ogni probabilità, tramite lo svliluppo di app sempre più performanti e ottimizzate.
Si sta delineando un futuro in cui la capacità di un’azienda di farsi trovare non dipenderà più solo dal posizionamento su Google, ma anche dalla sua abilità di interagire con questi nuovi intermediari digitali.
Una realtà che non si può più ignorare
Il quadro generale è quello di un consumatore che vive ormai prevalentemente attraverso il proprio smartphone. I dispositivi mobili generano circa il 60% del traffico web globale e una persona trascorre in media quasi cinque ore al giorno sul proprio telefono, con il 70% di questo tempo speso all’interno di applicazioni.
Sebbene il web mobile contribuisca ancora a una quota significativa delle conversioni, è evidente che il baricentro dell’esperienza digitale si è spostato irrevocabilmente verso le app. Il commercio sui social media, un fenomeno strettamente legato all’uso delle app, è destinato a generare vendite per oltre 1,2 trilioni di dollari a livello globale entro il 2025, come riportato da Firewire Digital, dimostrando la crescente fusione tra interazione sociale e acquisto.
Questa trasformazione non è priva di conseguenze.
Se da un lato le app offrono esperienze migliori e più performanti, dall’altro contribuiscono a una frammentazione dello spazio digitale e a un rafforzamento delle posizioni dominanti. Per i piccoli e medi rivenditori, il problema non è più solo quello di sviluppare un eCommerce funzionale, ma di competere in arene, come gli app store e i marketplace, controllate da poche, enormi aziende tecnologiche.
La questione non è più se avere o meno una strategia focalizzata sulle app, ma come costruirla in modo sostenibile e come adattarsi a un mondo in cui i clienti non “navigano” più sul web aperto, ma si muovono all’interno di canali sempre più specifici, guidati da algoritmi e intelligenze artificiali.
Il successo, in questo nuovo contesto, dipenderà dalla capacità di comprendere e presidiare questi nuovi punti di contatto, accettando che le vecchie mappe del commercio online non sono più sufficienti.
 
         
         
         
        


