Regno Unito: L’accordo con Microsoft, NVIDIA e OpenAI ridefinisce l’ambizione nell’IA

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L’accordo promette una potenza di calcolo senza precedenti con decine di migliaia di GPU, ma la sua realizzazione solleva domande sulla sovranità tecnologica britannica in un settore dominato da attori esterni.

Regno Unito: L’accordo con Microsoft, NVIDIA e OpenAI ridefinisce l’ambizione nell’IA
[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Il Regno Unito ha siglato un accordo strategico con Microsoft, NVIDIA e OpenAI per un imponente investimento nell'infrastruttura IA. Questo include la costruzione del più grande supercomputer britannico e la piattaforma 'Stargate UK' per l'IA sovrana. L'operazione, pur posizionando il paese tra i leader, solleva interrogativi sulla reale sovranità tecnologica e la dipendenza da attori esterni, ridefinendo le ambizioni britanniche nel settore.

Una potenza di calcolo senza precedenti

Il primo pilastro dell’accordo, e forse il più tangibile, riguarda la costruzione di quello che è destinato a diventare il più grande supercomputer per l’intelligenza artificiale del Regno Unito. Il progetto sarà realizzato da Nscale e Microsoft presso il campus di Loughton, nell’Essex, e prevede un investimento iniziale per una capacità di 50 megawatt, con la possibilità di espandersi fino a 90.

Per dare un’idea delle dimensioni, una capacità simile è sufficiente ad alimentare decine di migliaia di abitazioni. All’interno di questa struttura, il cui primo blocco dovrebbe essere operativo nel primo trimestre del 2027, verranno installati 23.040 processori NVIDIA GB300.

Non si tratta di componenti qualunque, ma dell’ultima e più potente generazione di GPU progettata specificamente per i carichi di lavoro legati all’intelligenza artificiale, il vero e proprio motore che permette ai modelli come ChatGPT di funzionare.

Questa enorme potenza di calcolo non sarà fine a sé stessa, ma verrà integrata nell’infrastruttura cloud di Microsoft, Azure. In pratica, aziende, università ed enti governativi britannici potranno “affittare” una porzione di questa capacità per sviluppare i propri applicativi di IA, analizzare grandi quantità di dati o addestrare i propri modelli.

Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, ha descritto l’operazione come un modo per “costruire l’infrastruttura digitale per l’era dell’IA”, rafforzando i legami tecnologici tra Stati Uniti e Regno Unito.

È una dichiarazione che, pur nella sua ovvietà, sottolinea un punto centrale: la quasi totalità dell’infrastruttura critica che abiliterà l’innovazione britannica dei prossimi anni sarà costruita, gestita e controllata da un’azienda americana. Questo investimento garantisce a Microsoft una posizione ancora più dominante nel mercato cloud britannico, legando a doppio filo il futuro tecnologico del paese ai suoi servizi.

La portata dell’iniziativa è innegabilmente storica e fornisce al Regno Unito un vantaggio competitivo che pochi altri paesi europei possono vantare.

Eppure, la fornitura di hardware e servizi cloud è solo una parte dell’accordo.

Un’altra componente, ancora più ambiziosa e politicamente delicata, mira a rispondere a una delle più grandi ansie dei governi moderni: il controllo sui propri dati e sulle tecnologie che li elaborano.

La scommessa sulla sovranità dell’intelligenza artificiale

Il secondo grande progetto annunciato prende il nome di “Stargate UK”. Si tratta di una piattaforma infrastrutturale distinta, nata dalla collaborazione tra Nscale, OpenAI e NVIDIA, pensata specificamente per ciò che viene definito “carico di lavoro sovrano”.

L’idea di “IA sovrana” è diventata un concetto chiave per molti governi, che temono di affidare dati sensibili – come quelli sanitari, della difesa o della pubblica amministrazione – a infrastrutture controllate da entità straniere.

Creare una capacità sovrana significa, in teoria, poter sviluppare e utilizzare l’intelligenza artificiale secondo le proprie regole e priorità nazionali, senza dipendere da altri.

Ed è proprio questo che Stargate UK promette di offrire.

La piattaforma vedrà un’implementazione iniziale di 8.000 GPU NVIDIA, destinate a OpenAI, con la possibilità di arrivare a 31.000. Queste risorse saranno distribuite in diverse località del paese, inclusa un’area nel nord-est dell’Inghilterra designata come “AI Growth Zone“.

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha lodato il Regno Unito per essere stato un “pioniere dell’IA” e ha presentato l’iniziativa come un modo per accelerare la ricerca scientifica e la crescita economica. Tuttavia, è proprio qui che emergono le contraddizioni più evidenti.

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L’obiettivo è fornire al Regno Unito una capacità autonoma, ma questa presunta autonomia poggia interamente su tecnologie e capitali americani.

Il termine “sovrano” appare quindi più come un’abile etichetta di marketing che come una reale descrizione della situazione. L’hardware è di NVIDIA, i modelli di punta sono di OpenAI e l’infrastruttura, pur gestita da Nscale, è intrinsecamente legata a questo ecosistema.

Più che di una vera sovranità, si potrebbe parlare di una “sovranità in franchising“, in cui il Regno Unito ottiene l’accesso esclusivo a una porzione localizzata dell’impero tecnologico americano.

Si tratta di una soluzione pragmatica, che garantisce un accesso immediato a tecnologie all’avanguardia, ma che al tempo stesso crea una dipendenza strutturale. Il governo britannico e le aziende locali potranno operare in un ambiente tecnologicamente avanzato, ma le chiavi di quell’ambiente rimarranno saldamente nelle mani dei suoi creatori d’oltreoceano.

Questa complessa interdipendenza tra interessi commerciali e strategie nazionali non nasce per caso. È il frutto di un allineamento politico ed economico preciso, che vede nel rafforzamento dell’asse tecnologico tra Washington e Londra la sua massima espressione.

Dietro l’annuncio, la geopolitica della tecnologia

L’intero accordo si inserisce nella cornice della “UK-US Technology Partnership“, un’intesa formale tra i due governi per collaborare su tecnologie emergenti come l’IA e il calcolo quantistico.

Per il governo laburista di Keir Starmer, questo investimento rappresenta una vittoria politica di grande impatto. In un paese che ancora cerca una sua collocazione precisa dopo la Brexit, presentarsi come un hub globale per l’intelligenza artificiale, capace di attrarre miliardi di dollari di investimenti esteri, è un messaggio potente.

Le parole del Primo Ministro, che ha parlato di “un passo decisivo per diventare un leader mondiale nell’IA”, riflettono l’ambizione di trasformare il Regno Unito in un “AI maker, not a taker”, un produttore e non un semplice consumatore di tecnologia.

Tuttavia, anche le motivazioni delle aziende americane sono altrettanto strategiche. Per Microsoft, OpenAI e NVIDIA, questo accordo non è un atto di filantropia, ma un investimento calcolato per consolidare il proprio dominio in uno dei mercati più importanti d’Europa.

Stabilire una presenza così massiccia nel Regno Unito offre un vantaggio competitivo enorme, creando un ecosistema da cui sarà difficile per i clienti e per il governo stesso sganciarsi in futuro. Inoltre, permette loro di influenzare da una posizione di forza il dibattito sulla regolamentazione dell’IA, proponendo il modello anglosassone come alternativa a quello europeo, percepito come più restrittivo.

Le dichiarazioni dei CEO coinvolti sono emblematiche. Jensen Huang, fondatore di NVIDIA, ha parlato di un “capitolo storico nella collaborazione tecnologica” e ha definito la posizione del Regno Unito come “Goldilocks”, ovvero perfetta. È un linguaggio che tende a elevare un accordo commerciale a evento epocale, mascherando gli interessi industriali dietro una narrazione di progresso inevitabile.

La domanda che rimane aperta è se questa massiccia iniezione di tecnologia straniera finirà per stimolare o soffocare l’ecosistema tecnologico locale.

Se da un lato le startup britanniche avranno accesso a una potenza di calcolo prima inimmaginabile, dall’altro si troveranno a competere in un mercato la cui architettura è stata interamente decisa da attori esterni.

L’annuncio segna senza dubbio un momento di svolta per il Regno Unito, che si dota di un’infrastruttura per l’IA tra le più avanzate al mondo. È una scommessa audace, che accetta una profonda dipendenza tecnologica in cambio di un posto in prima fila nella rivoluzione in corso.

Se questa scelta pagherà, trasformando il paese in un vero polo di innovazione autonoma o semplicemente in una lussuosa e ben attrezzata filiale dell’industria tecnologica americana, è una domanda a cui solo i prossimi anni potranno rispondere.

La risposta a questa domanda, per l’ecosistema locale, non risiederà nella capacità di competere sulla potenza bruta, ma sulla specificità. Il vero vantaggio competitivo per le imprese britanniche sarà capitalizzare questa infrastruttura per creare soluzioni verticali. È qui che entra in gioco lo sviluppo di intelligenze artificiali su misura, l’unico approccio che permette a un’azienda innovativa di risolvere un problema di nicchia meglio di quanto possa mai fare un modello generalista.

Dalle parole al codice?

Informarsi è sempre il primo passo ma mettere in pratica ciò che si impara è quello che cambia davvero il gioco. Come software house crediamo che la tecnologia serva quando diventa concreta, funzionante, reale. Se pensi anche tu che sia il momento di passare dall’idea all’azione, unisciti a noi.

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