Dal prototipo di scarpa motorizzata di Nike ai sistemi avanzati di AutoStore per la logistica, la robotica sta uscendo dai confini delle fabbriche.

[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Nike e AutoStore stanno ridefinendo i settori con la robotica. Nike lancia Project Amplify, scarpe motorizzate per potenziare il movimento e renderlo più accessibile. Parallelamente, AutoStore rivoluziona l'automazione dei magazzini, migliorando drasticamente efficienza e stoccaggio. Queste innovazioni promettono grandi vantaggi, ma aprono anche un dibattito cruciale sul futuro del lavoro e sull'integrazione tra capacità umane e assistenza tecnologica.
Nike e AutoStore, quando i robot entrano nelle scarpe e nei magazzini
Il settore della robotica sta attraversando una fase di profonda e rapida trasformazione, spingendosi oltre i confini delle fabbriche per entrare in ambiti della vita quotidiana e delle operazioni commerciali che fino a poco tempo fa sembravano dominio esclusivo dell’uomo. Due annunci recenti, apparentemente distanti tra loro, illustrano bene la portata di questo cambiamento: da un lato Nike, che ha presentato un prototipo di scarpa motorizzata, e dall’altro AutoStore, un’azienda norvegese leader nell’automazione di magazzino, che ha ampliato la sua offerta con soluzioni sempre più sofisticate.
Entrambi i casi, pur rivolgendosi a mercati diversi, raccontano una storia comune: quella di una tecnologia che non si limita più a eseguire compiti, ma che ambisce a integrare e potenziare le capacità umane, sollevando al contempo interrogativi importanti sul futuro.
La notizia di Nike ha inevitabilmente catturato l’attenzione mediatica. Con Project Amplify, l’azienda statunitense ha svelato il suo primo sistema di calzature motorizzate, un dispositivo pensato per la corsa e la camminata che promette di ridurre lo sforzo e aumentare le prestazioni. Il meccanismo, sviluppato in collaborazione con l’azienda di robotica Dephy, è composto da un piccolo motore, una cinghia di trasmissione e una batteria ricaricabile alloggiata in un bracciale, il tutto collegato a una scarpa da corsa con piastra in fibra di carbonio.
Il sistema si attiva in modo automatico grazie a un sensore che rileva il posizionamento del piede, senza bisogno di comandi manuali, e la calzatura può essere utilizzata anche senza la componente robotica. L’obiettivo dichiarato non è solo quello di migliorare i tempi degli atleti, ma di rendere l’attività fisica più accessibile.
Secondo i test riportati da GearJunkie, un corridore con un passo di 10 minuti al miglio (circa 6 minuti e 13 secondi al chilometro) potrebbe ridurlo a 8 minuti (meno di 5 minuti al chilometro) grazie all’assistenza del motore.
Ma al di là delle specifiche tecniche, la vera portata di Project Amplify si misura sulle ambizioni che Nike affida a questa nuova categoria di prodotto. Michael Donaghu, a capo del progetto, ha inserito l’innovazione nel solco della missione storica del marchio, ricordando i primi esperimenti del co-fondatore Bill Bowerman e affermando che l’obiettivo è sempre stato quello di “aumentare il movimento”.
L’azienda non si rivolge solo agli sportivi, ma a una fascia molto più ampia di persone: coloro che, per limiti fisici o di allenamento, hanno rinunciato a certe attività, come correre con amici più veloci o affrontare escursioni in pendenza. Si tratta di un tentativo di “democratizzare” la mobilità, offrendo un supporto che potrebbe convincere molti a superare le proprie barriere percepite.
Eppure, un progetto di questa natura non è privo di ambiguità: dove finisce l’aiuto e dove inizia la sostituzione della capacità umana?
La tecnologia, che per ora resta un prototipo la cui commercializzazione non è prevista prima di alcuni anni, apre un dibattito sul significato stesso di prestazione sportiva e di sforzo fisico.
L’automazione che ripensa la logistica
Mentre Nike integra i motori nel movimento umano, un’altra rivoluzione avviene nei warehouse, il dominio per eccellenza dei sistemi di gestione magazzino, dove l’automazione sta riscrivendo le regole della logistica. AutoStore, azienda norvegese specializzata in sistemi di stoccaggio e prelievo automatizzato, ha presentato il suo nuovo portafoglio di prodotti per l’autunno 2025, pensato per rispondere alle sfide sempre più complesse della logistica moderna.
L’e-commerce ha imposto ritmi forsennati, mettendo sotto pressione le catene di approvvigionamento, alle prese con carenza di manodopera (una sfida che richiede sempre di più il supporto di un efficiente software di gestione HR per ottimizzare il personale) e aumento dei costi. In questo contesto, l’automazione non è più un’opzione, ma una necessità.
Tra le novità introdotte spicca AutoCase, un sistema che permette di gestire la movimentazione di intere casse di prodotti all’interno della griglia robotizzata, combinando per la prima volta la gestione di colli interi con il prelievo di singoli articoli (piece-picking) in un unico flusso operativo. Questo, per un magazzino, significa poter rifornire gli scaffali senza interrompere le operazioni di prelievo per gli ordini online.
Un’altra innovazione è rappresentata dai FlexBins, contenitori di dimensioni variabili che possono coesistere nella stessa griglia, aumentando la densità di stoccaggio e la varietà di prodotti. A questi si affianca una soluzione per la catena del freddo, il Frozen-Only Grid, un sistema progettato per operare a temperature controllate, riducendo il consumo energetico e migliorando la sicurezza dei lavoratori.
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Queste soluzioni, come descritto da Robotics and Automation News, non sono semplici aggiornamenti, ma rappresentano un passo avanti nella creazione di magazzini più flessibili, resilienti ed efficienti.
Il valore di queste tecnologie è stato recentemente riconosciuto quando la suite robotica di AutoStore è stata inserita nella lista delle migliori invenzioni del 2025 della rivista TIME. Un riconoscimento che premia un sistema capace, secondo l’azienda, di quadruplicare la capacità di stoccaggio rispetto a un magazzino tradizionale, garantendo una precisione di prelievo quasi perfetta.
Parth Joshi, Chief Product Officer di AutoStore, ha sottolineato come la missione dell’azienda sia quella di “aiutare le imprese a mantenere le promesse fatte ai clienti, anche quando lo spazio, la manodopera o il tempo scarseggiano”. Clienti come PUMA, Gucci e Best Buy si affidano già a questa tecnologia.
Tuttavia, la spinta verso un’automazione così spinta non è esente da conseguenze. L’ottimizzazione dei processi e la riduzione della dipendenza dal lavoro umano accelerano una trasformazione del mondo del lavoro le cui implicazioni sociali ed economiche sono ancora tutte da comprendere.
Tra promesse di efficienza e dubbi sul futuro del lavoro
Le innovazioni di Nike e AutoStore, pur operando in contesti molto diversi, convergono su un punto fondamentale: l’idea di una tecnologia che si fonde con le attività umane per potenziarle o renderle più efficienti. Da una parte abbiamo un dispositivo che si indossa, che assiste il corpo nel suo movimento; dall’altra, un sistema complesso di robot e software che riorganizza un intero ambiente di lavoro, ottimizzando compiti che prima richiedevano un intenso sforzo umano.
Entrambe le traiettorie pongono domande cruciali. Nel caso di Nike, il confine tra aiuto tecnologico e alterazione della natura di un’attività fisica diventa labile.
Una scarpa che aiuta a correre più veloce è ancora uno strumento o diventa parte della performance stessa?
E se questa tecnologia diventasse comune, come cambierebbe la nostra percezione dello sport e del benessere fisico?
Nel mondo della logistica, le questioni sono più immediate e concrete. L’automazione di AutoStore è la risposta a un problema reale di efficienza e sostenibilità economica per le aziende, ma è anche un fattore che ridisegna radicalmente il ruolo dei lavoratori.
Sebbene le aziende del settore sostengano che la robotica non elimina posti di lavoro, ma li trasforma, creando nuove mansioni a più alto valore aggiunto, è innegabile che la domanda di manodopera per compiti ripetitivi e fisicamente usuranti sia destinata a diminuire drasticamente.
Questo processo, già in atto da anni, pone una sfida sistemica: come gestire la transizione per i lavoratori le cui competenze diventano obsolete?
E come garantire che i benefici economici derivanti da questa straordinaria efficienza vengano distribuiti in modo equo, senza accentuare ulteriormente le disuguaglianze?
In definitiva, le scarpe robot di Nike e i magazzini intelligenti di AutoStore non sono solo prodotti innovativi, ma anche sintomi di un cambiamento culturale e tecnologico più vasto. La linea di demarcazione tra capacità umana e assistenza artificiale si sta assottigliando, sia nel tempo libero che sul posto di lavoro.
Queste tecnologie promettono un futuro di maggiore efficienza, accessibilità e performance, ma portano con sé la responsabilità di governare una transizione complessa, assicurando che il progresso tecnologico si traduca in un progresso condiviso per l’intera società.



