Universal Robots presenta l’UR15: il cobot più veloce segna una nuova era per la robotica collaborativa

· news

Per l’azienda che ha creato il mercato dei robot collaborativi, l’incremento delle prestazioni è una risposta alle nuove sfide di un settore sempre più competitivo e in cerca di efficienza.

Universal Robots presenta l’UR15: il cobot più veloce segna una nuova era per la robotica collaborativa
[In pillole] La sintesi per chi va di fretta:
Universal Robots lancia l'UR15, il suo robot collaborativo più veloce, capace di ridurre i tempi di ciclo fino al 30%. Questa enfasi sulla velocità segna un cambiamento strategico per l'azienda, che storicamente ha puntato su flessibilità e sicurezza. Grazie alla tecnologia OptiMove, l'UR15 promette di coniugare rapidità e affidabilità, rispondendo a un mercato dei cobot sempre più competitivo e maturo.

Il nuovo robot di Universal Robots è soprattutto più veloce, e non è un dettaglio

Nel settore della robotica industriale, ci sono aziende che costruiscono robot enormi, potenti e velocissimi, destinati a operare chiusi dentro gabbie di sicurezza, e poi c’è Universal Robots.

È un’azienda danese che quasi vent’anni fa ha di fatto inventato una categoria di prodotti a sé stante: i robot collaborativi, o “cobot”, bracci meccanici più piccoli, leggeri e progettati per lavorare in sicurezza accanto agli esseri umani, senza barriere.

Il loro successo si è basato sulla flessibilità e sulla semplicità d’uso, non sulla potenza bruta.

Per questo è una notizia rilevante che il loro ultimo modello, chiamato UR15, sia stato presentato come il robot collaborativo più veloce che abbiano mai costruito.

Questa enfasi sulla velocità segna un cambiamento significativo per un’azienda che ha sempre puntato su altri valori, e suggerisce che il mercato che essa stessa ha creato stia entrando in una fase nuova e più competitiva. L’UR15 è stato mostrato per la prima volta durante la fiera di settore Automate a Detroit, e come descritto da Robotics and Automation News, è in grado di muovere il suo punto terminale – la “mano” del robot, per intenderci – a una velocità massima di 5 metri al secondo.

È un dato tecnico che, tradotto in pratica, secondo l’azienda consentirebbe di ridurre i tempi di ciclo fino al 30 per cento — una metrica fondamentale per qualunque sistema di esecuzione della produzione — in applicazioni comuni come il “pick-and-place”.

L’aumento della velocità in un robot collaborativo non è però un obiettivo semplice da raggiungere.

La principale caratteristica di questi dispositivi è la loro capacità di fermarsi o ridurre la forza d’impatto se incontrano un ostacolo, come una persona. Aumentare la velocità significa aumentare l’energia cinetica e, di conseguenza, la complessità dei sistemi di sicurezza necessari a garantire che una collisione accidentale rimanga innocua.

Universal Robots sostiene di aver risolto questo problema con una nuova tecnologia di controllo del movimento, chiamata OptiMove, che dovrebbe garantire traiettorie più fluide e precise anche a velocità elevate e con carichi importanti, che per questo modello arrivano a 15 chilogrammi.

Questa promessa di coniugare rapidità e sicurezza è il punto centrale della proposta dell’UR15, ma è anche l’aspetto che andrà osservato con più attenzione quando i robot cominceranno a essere installati nelle fabbriche.

ERP

Perché Universal Robots è così importante

Per capire la portata di questa evoluzione, è utile fare un passo indietro e ricordare come è nato il mercato dei cobot. La storia di Universal Robots è quella di un’innovazione nata quasi in un garage, o più precisamente nel seminterrato di un’università in Danimarca. L’azienda ha venduto il suo primo robot, un UR5, nel dicembre del 2008 a un’azienda danese di nome Linatex.

Quell’evento, come ha raccontato in seguito la stessa società di consulenza Automate.org, è considerato l’inizio dell’era della robotica collaborativa commerciale. Per la prima volta, un’azienda poteva acquistare un robot industriale e installarlo in uno spazio di lavoro condiviso con il personale umano, senza la necessità di costose e ingombranti recinzioni di sicurezza.

L’idea, portata avanti dal co-fondatore Esben Østergaard, era tanto semplice quanto rivoluzionaria: rendere l’automazione accessibile anche alle piccole e medie imprese, che non avevano né lo spazio né le risorse per implementare i sistemi robotici tradizionali. I cobot di Universal Robots erano facili da programmare, leggeri da spostare e sufficientemente sicuri da non richiedere una riconfigurazione completa della linea di produzione.

Questa formula ha avuto un successo enorme, permettendo all’azienda di conquistare una posizione dominante nel mercato che aveva creato, arrivando a detenere circa la metà delle quote globali del settore. Il successo è stato tale da rendere il termine “cobot” quasi sinonimo dei loro prodotti, un po’ come è successo in passato con altri marchi diventati nomi comuni.

– Leggi anche: Elon Musk e xAI: la Gigafabbrica di Calcolo a Memphis per il Supercomputer più Potente del Mondo

Questa posizione di leadership, però, ha attirato inevitabilmente un numero crescente di concorrenti, da grandi multinazionali della robotica a nuove startup agguerrite, ciascuna desiderosa di ritagliarsi una fetta di un mercato in rapida espansione.

Di fronte a un’offerta sempre più variegata, con robot specializzati per compiti specifici o proposti a prezzi più aggressivi, per Universal Robots non è più sufficiente essere stati i primi. L’azienda si trova ora nella necessità non solo di difendere la propria quota di mercato, ma anche di dimostrare di essere ancora il punto di riferimento per l’innovazione.

Ed è in questo contesto che va letta la scelta di puntare sulla velocità.

Una mossa per rispondere a chi?

L’introduzione dell’UR15 sembra essere una risposta diretta alle esigenze di settori industriali dove la produttività si misura in frazioni di secondo. Nell’industria automobilistica, per esempio, o in quella elettronica, la velocità dei processi di assemblaggio e movimentazione è fondamentale.

In questi ambienti, i cobot sono sempre stati visti con un certo interesse per la loro flessibilità, ma la loro lentezza operativa rispetto ai robot industriali tradizionali ne ha spesso limitato l’adozione su larga scala.

Con l’UR15, Universal Robots sta cercando di dire a queste aziende che ora possono avere sia la flessibilità e la sicurezza di un cobot, sia una velocità più vicina a quella a cui sono abituate.

Tuttavia, questa rincorsa alle prestazioni solleva alcune questioni. Il principale vantaggio dei cobot è sempre stato quello di semplificare l’automazione. Un’azienda poteva acquistare un cobot e, dopo una formazione relativamente breve, metterlo al lavoro.

L’aumento della velocità, però, potrebbe rendere più complessa la fase di valutazione dei rischi, un passaggio obbligatorio per legge per garantire la sicurezza sul posto di lavoro.

Un robot che si muove a 5 metri al secondo richiede calcoli e precauzioni diverse rispetto a uno che si muove a 1 metro al secondo, e questo potrebbe in parte erodere quella semplicità d’uso che è stata la chiave del successo iniziale di Universal Robots.

Allo stesso tempo, l’azienda sta guardando anche al futuro. L’UR15 viene definito “AI ready”, predisposto per l’intelligenza artificiale, grazie a una collaborazione con Nvidia, una delle più importanti aziende al mondo nel campo dei chip per l’intelligenza artificiale.

L’idea è che questi robot non si limiteranno più a eseguire compiti ripetitivi programmati, ma potranno essere integrati con sistemi di visione e algoritmi di intelligenza artificiale per svolgere mansioni più complesse, come il controllo qualità o la manipolazione di oggetti disposti in modo disordinato.

Si tratta di una direzione strategica che stanno prendendo un po’ tutti i produttori di robotica, e Universal Robots sta segnalando di voler rimanere un passo avanti.

Il lancio dell’UR15, quindi, è più di una semplice presentazione di prodotto: è l’indicatore di un mercato che sta diventando adulto, dove la competizione si gioca non più solo sull’accessibilità, ma su prestazioni sempre più specifiche e avanzate.

Dalle parole al codice?

Informarsi è sempre il primo passo ma mettere in pratica ciò che si impara è quello che cambia davvero il gioco. Come software house crediamo che la tecnologia serva quando diventa concreta, funzionante, reale. Se pensi anche tu che sia il momento di passare dall’idea all’azione, unisciti a noi.

Parlaci del tuo progetto

[Consigliati]

L’ambizione di ChatGPT: da chatbot a piattaforma universale per le app

L’ambizione di ChatGPT: da chatbot a piattaforma universale per le app

Alla conferenza DevDay 2025, OpenAI ha annunciato una trasformazione radicale per ChatGPT, che diventa una piattaforma universale per l'integrazione diretta di applicazioni esterne come Spotify e Figma. Questa mossa mira a posizionare ChatGPT come punto di accesso centrale ai servizi digitali, superando le difficoltà del precedente GPT Store e promettendo un'esperienza utente unificata. Il servizio è già disponibile, eccetto nell'UE.

NVIDIA e l’AI: risolvere il problema dell’inaffidabilità dei computer quantistici

NVIDIA e l’AI: risolvere il problema dell’inaffidabilità dei computer quantistici

NVIDIA introduce una strategia innovativa per il calcolo quantistico, usando l'AI e i supercomputer per correggere gli errori dei qubit. Invece di concentrarsi solo sull'hardware, l'azienda mira a rendere affidabili i computer quantistici esistenti. Il nuovo Accelerated Quantum Research Center di Boston unirà QPU, CPU e GPU per un sistema ibrido, posizionando NVIDIA al centro di questa futura rivoluzione tecnologica.

[Altre storie]

Samsung e OpenAI: un’alleanza storica per i data center galleggianti di Stargate

A Seul, Samsung e OpenAI hanno formalizzato un'alleanza strategica per il progetto "Stargate", che mira a sviluppare la prossima generazione di modelli AI. L'accordo non si limita alla fornitura di semiconduttori, ma include la progettazione e la realizzazione di data center galleggianti da parte di diverse divisioni Samsung. Una collaborazione complessa che ridefinirà gli equilibri futuri dell'intelligenza artificiale.

Le aziende B2B impreparate alla rivoluzione AI che loro stesse alimentano

Nonostante l'intelligenza artificiale sia un motore chiave per la generazione di contatti qualificati, le aziende B2B sono ampiamente impreparate. Solo l'11% dei dirigenti marketing ottimizza i contenuti per piattaforme IA, benché il 34% dei lead provenga da questi canali. La Generative Engine Optimization (GEO) è vista come prioritaria, ma l'implementazione pratica arranca, evidenziando un divario tra consapevolezza e azioni concrete nel settore.

La mossa di OpenAI: dalla fornitura alla competizione diretta con Google, Meta e TikTok

OpenAI lancia una mossa aggressiva, trasformandosi da fornitore a diretto concorrente dei giganti tech. Con Sora 2, un avanzato modello per video AI realistici, e una nuova piattaforma social stile TikTok, l'azienda di Sam Altman sfida Google, Meta e TikTok. L'obiettivo è ridefinire gli equilibri, creando un proprio ecosistema per contenuti generati dall'intelligenza artificiale.

Meta scommette sugli occhiali intelligenti per sostituire lo smartphone con Neural Band e realtà aumentata

Meta presenta una nuova generazione di occhiali intelligenti, dai Ray-Ban Meta AI ai Display AI, pensati per affiancare o sostituire lo smartphone. L'innovazione cruciale è il Meta Neural Band, un braccialetto che interpreta i segnali neurali per controllare il digitale con il pensiero, promettendo un'interazione rivoluzionaria con la realtà aumentata. Meta punta a dominare un mercato nascente, superando le sfide sulla privacy e l'accettazione.

Tilly Norwood: L’attrice AI che scuote Hollywood e l’industria cinematografica

Hollywood è in fermento per Tilly Norwood, attrice generata dall'AI. La sua comparsa ha scatenato intense polemiche: attori come Emily Blunt e il sindacato SAG-AFTRA si oppongono, vedendola come minaccia al lavoro e all'etica professionale. Il dibattito cruciale mette in discussione la creatività umana e il futuro stesso dell'industria cinematografica di fronte all'avanzare della tecnologia.

OpenAI lancia Instant Checkout: La rivoluzione del commercio conversazionale con l’Agentic Commerce Protocol

OpenAI ha introdotto 'Instant Checkout', rivoluzionando gli acquisti diretti tramite ChatGPT. La funzione, basata sull'Agentic Commerce Protocol (ACP) open-source sviluppato con Stripe, trasforma le conversazioni in transazioni immediate. Già integrata con Etsy e presto su Shopify, questa mossa strategica sfida i giganti dell'e-commerce. L'IA diventa il fulcro degli acquisti, promettendo comodità ma sollevando interrogativi su trasparenza e concorrenza nel commercio conversazionale.

L’intelligenza artificiale è ovunque nello sviluppo software, ma non tutti si fidano

L'intelligenza artificiale è ormai uno strumento quotidiano per il 90% degli sviluppatori software, con chiari benefici di produttività. Tuttavia, studi di Google Cloud e Stack Overflow rivelano un calo di fiducia nell'accuratezza degli strumenti AI. La dipendenza cresce, sollevando dubbi su qualità del codice, crescita professionale dei junior e l'amplificazione dei problemi organizzativi esistenti. Il successo dipenderà dalla maturità organizzativa.

Teniamoci in [contatto]

Inserisci i dati richiesti per poter ricevere il nostro company profile e tutte le informazioni sulla nostra azienda.



    BACK TO TOP